domenica 5 agosto 2018

Laserblast - L'uomo laser (1978) | Recensione

Laserblast - L'uomo laser
Voto Imdb: 2,6
Titolo Originale:Laserblast
Anno:1978
Genere:Fantascienza, Horror, Commedia, Drammatico
Nazione:Stati Uniti
Regista:Michael Rae
Cast:Kim Milford, Cheryl Smith, Roddy McDowall

Uno dei due alieni (animato in stop motion) Sarà la cosa migliore del film...
Ah, l'estate!
Il rimanere soli a casa per qualche giorno! Il non saper cosa fare! Il leggere le avvincenti trame dei film più improbabili e il sentenziare: "Ho scelto te!" di fronte a queste parole:
Laserblast B-movie in equilibrio tra fantascienza, orrore e commedia, divenuto col tempo piccolo oggetto di culto. Una regione desertica della California è teatro dell'insolito duello tra due extraterrestri e un umanoide armato di un fucile laser. Vincono gli alieni, ma dimenticano l'arma. Sarà l'adolescente introverso Billy Duncan a trovarla. Questa stravolgerà prima il suo corpo e poi la sua vita.
A scanso di equivoci, esordisco dichiarando pomposamente che Laserblast è una VERA MERDA. I lettori più affezionati avranno capito di cosa andrò a raccontare: in questo caso, possono correre in fondo alla recensione per leggere la risposta alla domanda più importante di tutte.

Se invece avete ancora un po' di pazienza, cerchiamo di capire insieme di cosa parla questa dimenticabilissima pietra miliare dei film a basso costo: ma facciamolo in fretta, sto cercando di scriverne la recensione prima che il mio cervello ne cancelli le tracce, anzi le sue scene stanno già iniziando a sbiadirsi nella mia mente...

Billy trova il fucile.
Deserto della California. Un tizio, armato di uno strano fucile attaccato al braccio, gira in preda al panico. Una coppia di alieni scende dalla loro astronave e lo attacca; lo scontro è breve e al contempo tristissimo: l'umanoide muore disintegrato (di lui rimane solo il fucile e una specie di collana che sembra il flacone del Pino Silvestre), gli alieni ammiccano contenti e... se ne vanno, lasciando la pericolosissima arma vicino ai resti bruciacchiati del povero disgraziato.
Stacco di scena. Conosciamo Billy Duncan, un biondo adolescente emblema del nerd sfigato senza palle: la mamma se ne va a divertirsi ad Acapulco, lasciandolo solo, e lui gira per questo tristissimo paesino senza nome ai confini del deserto dove il nulla avvolge tutto, e subisce angherie in successione da: il nonno burbero della sua fidanzata Kathy; due poliziotti strafatti di marijuana; due bulletti ancora più sfigati di lui che però lo menano ed insultano. Insomma: normale amministrazione, questa parte noiosissima serve per farci capire come Billy sia un'ameba destinato, prima o poi, a prendersi la sua inevitabile rivincita. Durante uno dei suoi girovagare per il deserto, a bordo del suo scassatissimo van, incappa nella radura dove è avvenuto il cruento scontro tra l'umanoide e gli alieni. Ovviamente cosa trova Billy? Il fucile e il collare Pino Silvestre! In preda all'euforia, assistiamo a DIECI MINUTI DIECI in cui l'attore finge di sparacchiare esaltato imbracciando quell'arma che avrebbe forse suscitato più terrore se imbracciata dall'action figure di Man-at-arms dei Masters of the Universe.
Billy trasfigurato dal Pino Silvestre
Altro stacco di scena, scende la notte e Billy, a contatto con il collare malefico, si trasfigura e diventa verde-bluastro (non ho capito il reale colore e vi assicuro che non sono daltonico), esattamente come l'umanoide del prologo, e fa esplodere la macchina dei bulletti che l'hanno insultato il giorno prima. Ok, avevano provato a violentare la ragazza Kathy, ma senza grande successo. La faccio breve: inizia un'escalation di violenza (rido) in cui Billy ucciderà in successione il dottore che l'ha visitato per capire cosa gli stesse succedendo (mi pare una mossa molto giusta e assennata), i due bulli, i poliziotti imbecilli e un po' di passanti assortiti, prima di arrivare ad un sorprendente, improvviso, letale epilogo: gli alieni che avevano dimenticato l'arma nel deserto vengono rimproverati dal loro comandante e ritornano sulla Terra per finire il lavoro lasciato incompiuto. In mezzo a questo, assistiamo ad una totalmente inutile sottotrama dell'ispettore dell'FBI che pare sospettare qualcosa e che si mette sulle tracce del misterioso assassino. Dai, vi racconto pure il finale per evitarvi ulteriori supplizi: Billy accoppa altra gente, sempre più trasfigurato in umanoide cattivo e, quando arrivano gli alieni, viene brutalmente ucciso dal loro raggio letale. Il film termina con il pianto della ragazza Kathy mentre abbraccia il corpo senza vita dello sfigato e mentre gli alieni soddisfatti se ne tornano dello spazio ANCORA SENZA AVER PRESO INDIETRO L'ARMA!
Niente sapremo dell'origine dell'arma e degli alieni, o dell'ispettore che tutto sembrava sapere ma che alla fine non è servito ad un cazzo, o del destino riservato a chi continua imperterrito ad usare quell'arma ridicola che sembra uscita dalla pubblicità low cost del Super Liquidator. Meglio così: non so se avrei retto ad altri dieci minuti di supplizi infarciti di spiegoni inutili.

Billy visitato dal dottore: il petto carbonizzato dal Pino Silvestre
Per capire come mai io abbia deciso di vedere questo abominio, non mi resta che analizzare la trama che ho letto e che mi ha spinto a premere su PLAY. Questa volta, però, adotterò un procedimento che oggi dovrebbe essere prassi professionale da adottare in ogni situazione: una sana dose di FACT CHECKING sulla pubblicità del film. Vediamo insieme quanto c'è di vero in quelle parole, apparentemente foriere di promesse allettanti, ma in realtà portatrici di falsità terrificanti.

Rileggete il paragrafo iniziale, poi tornate qui.

B-movie
E potrei già fermarmi qui. Ma quante volte un b-movie è in realtà stato degno di essere guardato? È solo così che l'impavido appassionato scopre gemme perdute e dimenticate, per poterle assaporare e divulgare a tutti. Non è quindi la parola B-movie a fermarmi, anzi, è uno sprone a proseguire. Ovviamente c'è una sana dose di masochismo in tutto questo, ma facciamo finta che non ci sia e andiamo avanti.
Laserblast è un B-movie? Uh, difficile rispondere. Nel senso che la lettera dovrebbe essere in un intorno tra "V" e "Z". È un film, così ha dichiarato Charles Band, la mente che l'ha partorito, addirittura fatto con zero budget. Ah, beh, pensate se ci avesse speso qualcosa: non credo se lo sarebbe perdonato, visto il risultato infimo a cui è arrivato.
Risultato Fact Checking: tecnicamente la dichiarazione è vera, ma il risultato è andato ben oltre ogni catastrofica previsione. Dico quindi che è FALSO.

In equilibrio tra fantascienza, orrore e commedia
Qui la risata si fa fragorosa. Tenendosi la panza con entrambe le mani e rischiando di soffocare per la troppa ilarità. L'equilibrio è una cosa che proprio manca, è un concetto talmente astratto da sparire sotto una gragnuola di stronzate infilate a forza tra una scena inutile e l'altra. Fantascienza: sì, ci siamo, il campo è quello e non c'è margine di errore. Orrore: sì, se pensi al risultato finale. No, perché mi rifiuto di catalogare le pedestri scene spaventose come spaventose. Commedia: se per commedia intendiamo due scene patetiche in cui i poliziotti della contrada californiana si fanno una canna, vuol dire che siamo messi male.
Risultato Fact Checking: ovviamente FALSO.

Divenuto col tempo un piccolo oggetto di culto
Ah, sì? Dove? Quando? Chi? Pur facendo fatica a digerirlo, questo status l'avevo accettato per un film come Buckaroo Banzai, che personalmente non ho apprezzato in quanto visto fuori tempo massimo, ma per il quale non si può negare l'impatto avuto sui fan dei film anni '80. Laserblast, arrivato prima ma nato già indietro di 20 anni almeno, può assurgere a piccolo mito solo quando si va a vedere le classifiche dei film peggiori di sempre, tipo quelle di IMDB, per ammirarlo saldamente nella Bottom 100 of all time. Non scherziamo.
Risultato Fact Checking: incontrovertibilmente FALSO.

Una regione desertica della California è teatro dell'insolito duello tra due extraterrestri e un umanoide armato di un fucile laser
Colpa mia, mi sono fatto fregare io. Leggendo "duello tra due extraterrestri e un umanoide", ho pensato subito ad un entusiasmante TRIELLO stile Sergio Leone ed ero già pronto a spellarmi le mani in applausi per la citazione di una delle migliori scene della storia della cinematografia mondiale (non sto scherzando, sono serio). Invece assistiamo ad una tristissima scena in cui due alieni fatti malissimo le cui tre dita delle mani sembrano dei penzolanti dildi, uccidono goffamente un umano con le mani e la faccia dipinte di bl... verde. Stop. Di avvincente non c'è nulla, assistiamo inermi ad una messa in scena dilettantesca, priva di ritmo, con effetti sonori ridicoli, con l'unico attore che è in realtà il responsabile degli effetti speciali prestato al personaggio giusto per l'occasione. La scena è nel deserto californiano e manca giusto il covone di paglia che rotola: idealmente ce lo metto io, come testimonianza del disagio a cui ho appena assistito. E, si badi bene, siamo solo al sesto o al settimo minuto di film.
Risultato Fact Checking: dal momento che la descrizione non è erronea anche se io l'ho interpretata male, non posso catalogarla come fuorviante, pertanto è da considerarsi VERA.

Armato di un fucile laser
Il fucile laser nella sua magnificenza.
Ecco, questa è la cosa più bella di tutto il film, tanto che pure il titolo, peraltro davvero indovinato, suggerisce chi sia il vero protagonista. Si tratta del fucile laser imbracciato dall'umanoide. Non sappiamo da dove arrivi, chi l'abbia costruito e il perché (e non lo sapremo nemmeno alla fine del film, tranquilli). Soprassediamo sul fatto che il livello della realizzazione, in una scala che va da Art Attack di Muciaccia e arriva a Carlo Rambaldi, raggiunge a stento il grado Maestro Mario Rossi dell'asilo che frequentavo da piccolo; piuttosto, sottolineiamo pure come il fucile sia il vero deus-ex-machina dell'intera realizzazione. Charles Band stesso ha raccontato in un'intervista come in realtà sia nato il film: prima è arrivato il titolo, e attorno ad esso il produttore ha cercato di mettere insieme le altre idee che nel frattempo gli erano venute in mente usando come temi la vendetta e la fantascienza (era uscito da poco Guerre Stellari, bisognava pure battere il ferro finché era caldo). Su questo aspetto ci torniamo dopo, con un'appendice su Charles Band e sul suo essere stato, inseme a Roger Corman, un antesignano povero della Asylum che molti di voi avidi lettori (occasionali) di questo blog conoscerete sicuramente.
Risultato Fact Checking: decisamente VERO.

Notare il tocco di classe: Billy fa esplodere l'insegna pubblicitaria di Star Wars...
Vincono gli alieni, ma dimenticano l'arma
Ecco. Già questa frase avrebbe dovuto farmi accendere un miliardo di campanelli d'allarme, ma d'altronde questo espediente narrativo, in un altro contesto, ha funzionato alla grande. Penso al fantastico telefilm Ralph SuperMaxiEroe, in cui degli alieni regalano a William Katt una fantastica tuta che dona poteri speciali, ma il protagonista smarrisce il libro delle istruzioni, causando così effetti comici e disastrosi per via dell'imperizia con cui sfrutta il costume. Ecco. Il fatto che in Laserblast gli alieni dimentichino l'arma (motivo per cui hanno ucciso l'umanoide) andandosene dalla Terra è una delle idiozie di trama più grandi che mi siano mai capitate di vedere in un film. E sì che di merda ne ho vista tanta, ma qui andiamo davvero lontani. Per quale cazzo di motivo dimenticano l'arma? Non si sa. Perché il loro capo, a metà film, gli fa capire di essere dei coglioni e tornare indietro a riprenderla? Non si sa. E non lo sapremo MAI. (hint: un aereo che compare nel prologo ci suggerisce che gli alieni siano scappati prima per non farsi vedere. Mi sembra una mossa troppo astuta per risultare credibile, ma con grande sforzo ci può stare).
Risultato Fact Checking: purtroppo VERO.

Sarà l'adolescente introverso Billy Duncan a trovarla.
Questi dovrebbero essere adolescenti minorenni.
Sì, girano conciati così per quasi tutta la durata del film.
Tecnicamente è tutto vero: Billy trova accidentalmente l'arma ed inizia ad usarla.
Ma vorrei porre l'attenzione su due parole che fanno pensare a cose che poi, guardando il film, sono diverse da quelle che avrebbero voluto essere le intenzioni del regista. 
Adolescente: sì, gli sceneggiatori ci fanno intuire che Billy sia un adolescente, in fondo vive ancora con la madre (anche se la sciura se ne va a caccia di uomini ad inizio film). Peccato che l'attore abbia l'aspetto di un trentenne. Vi assicuro che è stata una delle cose più stranianti a cui abbia assistito recentemente. Ci sono casi, nei telefilm soprattutto, in cui attrici maggiorenni interpretano le classiche teen ager, ma qui andiamo TROPPO oltre.
Introverso: no. Billy è uno sfigato di proporzioni cosmiche, è una nullità fatta tamarro (basta guardare come gira a torso nudo per tutto il film), ed è pure un perfetto imbecille, uno per cui sarà impossibile compartecipare emotivamente.
Risultato Fact Checking: suvvia, FALSO.

Questa stravolgerà prima il suo corpo e poi la sua vita.
Sì, questo è esatto. L'arma che d'improvviso diventa una sorta di coso demoniaco (non trovo una definizione più calzante, scusate il lessico da asilo) e che s'impossessa della mente e del corpo del protagonista, ha conseguenze devastanti per la trama (e per lo spettatore). L'arma diventa il mezzo con cui Billy dà libero sfogo alla sua repressa voglia di vendicarsi contro le terribili angherie (rido) a cui è stato sottoposto prima di allora. Ogni cosa, però, ha un suo prezzo, nel suo caso quello della vita. Mammia mia che tristezza dilagante.
Risultato Fact CheckingVERO.

L'orrenda locandina originale.
In conclusione, totale parità tra VERO e FALSO: quasi stento a crederci, ero pronto a massacrarlo a colpi di falso. Dunque, complimenti a chi ha scritto una tramina in grado di farmi vedere un film che, molto probabilmente, avrei accuratamente evitato. Laserblast è in definitiva un film dove due parole giganteggiano: NOIA e MINUTAGGIO. Non ha guizzi, non ha colpi di genio, è realizzato pedestremente ed è fottutamente noioso. Per minutaggio intendo proprio quello che ordina René Ferretti in Boris quando dirige Gli Occhi del Cuore 2: "Minutaggio!" La trama sbanda, non sai come proseguire? Inserisci una scena che allunga la brodaglia. Minutaggio! Due sequenze sono troppo simili tra loro? Inseriamo una scena inutile con dialoghi ridicoli scritti da un calciatore di calcio. Minutaggio! Il film stava per durare un'ora scarsa? Inseriamo una sequenza dove il finto-marmocchio gira nel deserto come un coglione a fare PUM PUM con la bocca. Minutaggio! In questo modo arrivi in scioltezza agli ottantotto minuti canonici per un film del genere, così da poter scrivere sulla locandina (terribile anch'essa, sottolineiamolo pure) che si tratta di un film e non di un corto/mediometraggio. C'è qualcosa che si salva, in definitiva? Sì, due cose: esplosioni. Ce ne sono, e pure fatte discretamente bene (auto, catapecchie, case). In secondo luogo, le animazioni fatte con la tecnica passo uno (stop motion) degli alieni. Tenendo presente il budget assente, è stato fatto un piccolo miracolo, ma purtroppo cinque minuti scarsi di film non possono alzare la media altrimenti catastrofica. 

Una delle tante esplosioni. (occhi a forma di cuoricino)
Laserblast è migliore o peggiore di Robotropolis?
Ahia, qui ho vacillato e anche molto pericolosamente. Laserblast è un film veramente noioso, fatto male, privo di senso, recitato col culo e pieno di dialoghi imbarazzanti. Ma ha due cose che mancano in Robotropolis: non ha mai dichiarato di essere diverso da quello che è in realtà. Ed ha un finale, di merda, ma ce l'ha. È un film che sale sicuramente sul podio dei peggiori da me recensiti, ma non scalza Robotropolis per questi motivi. Il voto è quasi lo stesso, siamo lì. Se volessimo fare un confronto con un altro film agghiacciante, peraltro dello stesso anno, potremmo farlo con Starcrash - Scontri stellari oltre la terza dimensione (qui recensito, cliccate sul titolo). Beh, Laserblast è perfino peggiore: non è un complimento. Starcrash te lo puoi vedere in una serata con amici all'insegna della goliardia, Laserblast ti fa provare solo tanta mestizia. È un film nato in un altro tempo, dove gli artigiani si arrangiavano come potevano e tiravano fuori prodotti onesti, anche brutti (questo è terribile) il tutto con zero soldi, tanta inventiva ed un pizzico di follia. Purtroppo il risultato finale non premia gli sforzi, e con queste parole possiamo calare il triste sipario su 88 minuti di tempo buttati letteralmente via.

Significati di un'inquadratura: il regista voleva farci vedere
il culo della madre o la Fiat 131 Familiare con cui va ad Acapulco?

Appendice: Charles Band e la sua casa di produzione Full Moon 
Laserblast ha un regista (Michael Rae) che non abbiamo mai sentito nominare prima e che non sentiremo più nominare dopo. La vera mente dietro la sua realizzazione è quella del produttore Charles Band, vero nome di Carlo Antonini, americano classe '51 figlio di italiani, che ha legato il proprio nome alla sua casa di produzione Full Moon che ha realizzato serie come Puppet Master, Prehysteria!, I Cavalieri interstellari e film cult come Re-Animator di Brian Yuzna. Il comune denominatore di queste produzioni è il budget ridotto / ridicolo destinato per le riprese. Alcuni di questi, come il film di Yuzna, sono diventati veri e propri cult mentre altri, invece, sono diventati esempi di film terribili ed inguardabili come Guerre di Robot, uno dei peggiori di sempre che mi  è capitato di guardarlo quando ancora esisteva Blockbuster: eoni fa... in realtà avrei voluto scrivere qualcosa in più sulla Full Moon (basta leggere l'elenco dei film prodotti), ma all'improvviso la voglia è andata via: PUFF! Come gli alieni di Laserblast. Una cosa però voglio dirvela: non dimenticatevi del titolo Guerre di Robot. (musica drammatica in sottofondo).


Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 2
Lo spunto iniziale è molto interessante: un film di fantascienza con il tema della vendetta. Peccato che naufraghi miseramente nella mediocrità a causa di grossolane incongruenze e dialoghi scritti malissimo. Un disastro.
Musiche:
6,5
Le musiche composte da Richard Band (fratello del produttore), tutte su sintetizzatore, mi sono piaciute molto. È forse l'aspetto migliore del film, il che è tutto dire.
Regia: 3
Realizzato davvero male, Laserblast è un film traballante, dove nemmeno il montaggio e la fotografia si salvano. Ok che è un low cost prossimo allo zero, ma l'estetica e la tecnica non sono proprio di casa.

Ritmo: 2
Sinceramente, lo ritengo uno dei film più noiosi che abbia mai visto. Totalmente privo di ritmo e, al contrario, pieno di scene riempitive che rallentano ulteriormente una narrazione già insopportabilmente lenta di suo.
Violenza: 5
Laserblast sarebbe catalogato come horror, più per la tematica in sé che per quello che viene mostrato. A questo mi adeguo, il film presuppone violenza, quasi mai mostrata davvero.
Humour:
4
Ha delle scene che dovrebbero suscitare ilarità, ma con me hanno fallito miseramente. Evitate.
XXX: 1
Giusto perché c'è un festino in piscina con adolescenti (tutti attori ultratrentenni, ma noi facciamo finta di crederci)
Voto Globale:
2,5
Voto quasi uguale a Robotropolis, segno di una disarmante pochezza narrativa e inconsistenza tecnica. Se solo il film non fosse stato così terribilmente noioso, avrebbe strappato qualcosa di più; in tal caso, però, sarebbe durato una mezz'ora scarsa, perché di cose da raccontare alla fine non ce n'erano molte. Una VERA MERDA, dunque, dimenticabile e che non vale la pena di essere guardata. Andate tranquillamente oltre.

venerdì 9 marzo 2018

The Foreigner (2017) | Recensione

The Foreigner
Voto Imdb: 7,1
Titolo Originale:The Foreigner
Anno:2017
Genere:Thriller, Drammatico, Azione
Nazione:Stati Uniti, Regno Unito, Cina
Regista:Martin Campbell
Cast:Jackie Chan, Pierce Brosnan, Rufus Jones, Katie Leung

Jackie Chan: la maschera triste che accompagna tutto il film
Ecco un Jackie Chan che non ti aspetti in un film strano, sporco, lontano anni luce dalla comfort zone dei film action adatti a tutta la famiglia a cui da sempre l'attore ci ha abituati. The Foreigner è un film che ci svela diverse storie, tutte unite tra loro da un neanche tanto sottile filo rosso, anzi verde perché si parla di Irlanda, IRA e macelli assortiti.
Pierce Brosnan (Liam Hennessy)
L'inizio è uno di quelli che non passano inosservati. Quan (Jackie Chan) accompagna la figlia Fan (Katie Leung) in un negozio di vestiti di Londra, proprio quando una bomba esplode in strada uccidendo diversi passanti, tra cui proprio la ragazza mentre lo stesso Quan, pur malconcio, si salva. L'immagine del padre che abbraccia il cadavere ustionato di Fan è straziante e fa il giro della stampa e delle tv britanniche. L'attentato viene rivendicato da un fantomatico gruppo terroristico che si autodefinisce L'Autentica IRA. Passano i giorni e Quan non riesce a darsi pace: egli è un mite proprietario di un ristorante cinese a Londra, ma vive ossessionato dalla vendetta che lo divora dentro. Vuole giustizia e vuole i nomi di chi ha ucciso sua figlia. Prima si reca negli uffici di Scotland Yard, dove cerca di corrompere con una bella mazzetta di soldi (i risparmi di una vita intera) l'ufficiale Richard Bromley (Ray Fearon), ma ovviamente il poliziotto si rifiuta per ragioni di pubblica sicurezza, promettendo il massimo sforzo per scovare i terroristi. Poi si concentra su Liam Hennessy (uno strepitoso Pierce Brosnan), attuale Primo Ministro dell'Irlanda del Nord, con un burrascoso passato di militante dell'IRA, diventato nel tempo un politico alla ricerca del dialogo al posto delle bombe. Dopo giorni di stalking e appostamenti, prima telefonici e poi reali, Quan riesce a parlare a Hennessy, che nega ogni suo coinvolgimento. Ma il cinese non gli crede: è convinto che il politico gli nasconda qualcosa e che conosca veramente chi c'è dietro l'attentato. Lo stalking diventa ossessione e si trasforma in una letale minaccia. Prima gli fa saltare i cessi dell'ufficio con una brutale bomba artigianale come avvertimento, poi lo pedina facendogli capire di conoscere la sua amante (ovvio, no?), infine lo insegue nella casa di campagna fuori Belfast dove Hennessy era convinto di trovarsi al sicuro. Una semplice richiesta di nomi si trasforma quindi in una spietata caccia all'uomo, mentre intorno a loro il mondo britannico si trova nel pieno di una crisi vera e propria a causa di altri attentati del gruppo terroristico, di giochi e doppi giochi, tradimenti e politica ai piani alti in cui molti, se non tutti, sono costretti a sporcarsi le mani. E tutti, chi più, chi meno, hanno un passato oscuro che piano piano viene rivelato agli spettatori.
Una delle poche scene davvero action
The Foreigner, lo avrete capito, non è un film facile; è lento con improvvise accelerazioni, è politico e drammatico ma poco action, parla di intrighi e di nefandezze varie, e soprattutto si poggia su tre nomi attorno cui ruota tutto il resto: Pierce Brosnan, innanzitutto, che è il vero protagonista del film; Jackie Chan, che si è ritagliato un ruolo drammatico e diametralmente opposto al suo personaggio standard; infine, Martin Campbell, il regista del film. Partiamo da Hennessy: il personaggio è innanzitutto ben costruito, parte come pulito ma ben presto rivela lati oscuri dovuti al suo passato; può essere spietato o magnanimo, può voler davvero la pace ma è lucidamente convinto di poter perorare la causa irlandese con ogni mezzo. E, soprattutto, ha un'atroce pronuncia irlandese, vi suggerisco davvero di ascoltarlo in lingua originale perché Brosnan è stato davvero grandioso. Hennessy ha una moglie che forse non ama più, lei che in segreto lo accusa di non aver fatto nulla dopo la morte del fratello, combattente dell'IRA; ha un'amante che riserverà ovvie sorprese, e ha amici politici, ex-commilitoni, di cui pensava di potersi fidare. È a tutti gli effetti un uomo profondamente solo. Jackie Chan, nella parte di Quan, è invece strano. Non sorride mai, parla pochissimo (in fondo fa la parte dell'immigrato, anche se con cittadinanza britannica), agisce nel nome dell'ossessione che lo muove, la vendetta, tutto il resto non conta. Soprattutto, è un uomo abituato ad uccidere, e lo farà senza rimorsi particolari. Vi assicuro, questa maschera compassata e spietata, anche invecchiata, vi sorprenderà. Non è più Jackie, e posso aggiungere: era ora. Basta ruoli tristi in film altrettanto tristi a cui Chan ci aveva abituato, purtroppo, negli ultimi anni. Le scene action, chiaramente ben fatte, sono giusto un paio, c'è qualche acrobazia che un umano non riesce a fare ed un sessantenne Chan ancora sì, ma non si va oltre questo. Ci voleva un ruolo di rottura, ed è arrivato nel film giusto con il regista giusto. Che dire di Martin Campbell? Penso che i suoi lavori precedenti parlino da soli: Fuga da Absolom (1994), La maschera di Zorro (1998), Lanterna Verde (2011), per citarne alcuni; ma su tutti, GoldenEye (1995) e Casino Royale (2006), quest'ultimo a mio avviso uno dei migliori James Bond di sempre. Curioso notare come GoldenEye fosse il primo 007 con Pierce Brosnan, che Campbell si è ritrovato come co-protagonista in The Foreigner. La mano solida di Campbell si fa ben vedere: è un regista che non ama tanti fronzoli, è diretto, quasi asciutto; i suoi film lasciano spazio agli attori e ai personaggi, senza troppe lungaggini. Vi assicuro che è un pregio che io apprezzo molto. Complice una sceneggiatura appena discreta (ci torno), i personaggi prendono vita quasi da soli e riempiono le scene più delle sequenze action; il risultato finale è appunto strano, a tratti perfino noioso, ma mai banale. C'è un aspetto, per esempio che mi ha colpito molto, ed è uno dei motivi per cui alla fine questo film mi è piaciuto nel suo gioco di attrarmi e respingermi allo stesso tempo. I personaggi - tutti, e dico veramente proprio tutti - sono profondamente negativi, se con questo termine manicheo intendiamo il gioco della divisione netta tra buoni e cattivi. Sono umani, certo, hanno le loro debolezze e motivazioni esclusivamente personali ad agire, ma non ce n'è uno per cui potremmo dire "è un eroe, è quello per cui compartecipo emotivamente". Lo stesso Quan dimostra una spietatezza sorprendente nel perseguire il suo unico desiderio di vendetta (soprattutto nella scena finale - no spoiler, tranquilli). 
No spoiler, no resa dei conti finale - tranquilli.
The Foreigner, purtroppo però, non è tutto rosa e fiori e presenta alcuni difetti che ne minano la fruizione. Il primo, enorme, è la sceneggiatura, che presenta imprecisioni e sfondoni grossolani, oltre al fatto che richieda una enorme sospensione dell'incredulità: certi passaggi sono talmente forzati e poco plausibili da far sbottare in un "ma dai, non esiste!"; ci sono alcuni salti logici che poco funzionano e diverse scene sono appiccicate tra loro con uno scotch di bassa qualità, di quelli che trovi nei multistore cinesi di periferia: senza sminuire nessuno, spero che l'esempio renda l'idea! Il secondo difetto è una lentezza di fondo che, soprattutto nella prima parte, affossa il ritmo perché si è posta molta attenzione all'aspetto politico; d'altronde era fondamentale per darci la giusta dimensione di Hennessy ma, ecco, avrei gradito uno snellimento di questa parte. 
In conclusione: se vi aspettate il classico film alla Jackie Chan, resterete tremendamente delusi, anche se dubito possiate provare una delusione maggiore di quella data da film del calibro di Skiptrace - Missione Hong Kong (2016), Kung-Fu Yoga (2017), The Karate Kid - La leggenda continua (2011), Operazione Spy Sitter (2010), uno peggiore dell'altro dove il nostro Jackie dimostra l'inesorabile avanzare del tempo e, purtroppo, una scelta di ruoli non perfettamente di primo piano. Come ho scritto poche righe prima, The Foreigner è stata invece una scelta perfetta di ruolo, film, atmosfera: insieme a Pierce Brosnan in una delle migliori interpretazioni della sua carriera (vi sfido a contraddirmi), insieme ad una cupezza insolita, questo film potrebbe risultarvi una inaspettata sorpresa. Per me, promosso. (A La Moglie non è minimamente piaciuto, per esempio: altro punto a favore del film... ahr ahr ahr!)

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 4,5
La scrittura dei personaggi è ottima, ma la storia  presta il fianco a storture e forzature davvero fuori luogo e poco plausibili. Il che è un peccato, anche tenendo presente che non è nemmeno originale, in quanto adattata dal romanzo The Chinaman di Stephen Leather (1992).
Musiche: 6
Uhm, direi senza infamia e senza lode, nulla di particolarmente memorabile o, al contrario, di fastidioso.
Regia: 7
La mano di Martin Campbell c'è e si vede anche in questa produzione "minore", soprattutto se confrontata al Casino Royale di un decennio prima. Il compito lo porta a casa dignitosamente, confezionando un bel film, crudo, cupo, non propriamente serrato ma ben costruito.
Ritmo: 6,5
Parte col botto, rallenta di brutto, ha improvvise accelerazioni. È, in ogni caso, un film lento.
Violenza: 5
Ci sono alcune scene di forte impatto (Quan che abbraccia il cadavere ustionato della figlia su tutte), per il resto non è splatter anche se fioccano sparatorie e Jackie Chan si improvvisa nonno Rambo in una sequenza nei boschi.
Humour: 4
No, cambiate film se cercate le scene buffe.
XXX: 1
Non lo zero assoluto, ma poco da rimarcare.
Voto Globale: 7
Fossimo stati al liceo, questo sarebbe stato il classico voto 6/7 che odiavo tanto (dal sei al sette, cosa minchia voleva dire?) ma che in effetti un piccolo senso ai tempi ce l'aveva: potenzialmente un buon film, a cui manca quel piccolo tocco per fare un vero salto di qualità. Rispetto alla produzione recente sconfortante di Jackie, un grosso, bel passo in avanti, dove il Nostro dimostra di essere anche attore drammatico e non solo un funambolico attore action. Promosso.

lunedì 22 gennaio 2018

The Horde (2016) | Recensione

The Horde
Voto Imdb: 4,1
Titolo Originale:The Horde
Anno:2016
Genere:Horror, Azione
Nazione:Stati Uniti
Regista:Jared Cohn
Cast:Paul Logan, Costas Mandylor, Tiffany Brouwer, Sydney Sweeney, Vernon Wells

Il cast delle vittime designate. Quello a sinistra sta già sulle palle così.
Mi dolgo e mi fustigo da solo. Questo è quello che succede quando non mi informo prima di guardare un film. La scena è la seguente: mi ritrovo in una di quelle serate di svacco totale sul divano, la palpebra già calante, la pargola incredibilmente calma già a letto, La Moglie in studio a finire un lavoro. Risultato: TV completamente a mia disposizione con assoluta libertà di scegliere un film tutto per me. FIGATA TOTALE MEGA GALATTICA! Il mio problema, al solito, è che in queste situazioni vengo travolto dal vortice del "E ora cosa minchia mi guardo?", ci sono decine di film che vorrei vedere ma che poi salto, vuoi perché la scintilla deve ancora scattare o, peggio, si è già spenta prima ancora di iniziare, vuoi perché alcuni film parcheggiati vanno visti rigorosamente con La Moglie, vuoi perché di altri ancora, presenti in archivio solo perché sono stato colto da bulimia accumulatrice, leggo il titolo e il cervello risponde con un encefalogramma piatto (del tipo: "Che cacchio ci fa questo film qui?"). Fatto sta che, dopo mezz'ora di tanto penare, vengo catturato dal titolo The Horde (2016) e mi si accende una lampadina: QUESTO!
Vi spiego in dettaglio il processo mentale, così capirete meglio. Tempo fa vidi un horror francese dal titolo The Horde (2009) e, devo ammetterlo, mi piacque parecchio. Parlava di poliziotti buoni, di poliziotti corrotti e di zombie cazzuti che infestano un palazzo. Un bel film teso, serrato, diretto bene, recitato altrettanto bene, con ottimi effetti speciali, cattivo il giusto e carismatico come pochi. Mi son detto: "il titolo non è una coincidenza, questo deve essere l'ennesimo remake americano. Vediamo cosa sono riusciti a fare", pigio PLAY e... lo sapete già e ve l'ho raccontato più volte, io se inizio a vedere un film devo arrivarne per forza alla fine.
Non l'avessi mai fatto.
Il film francese non c'entra un emerito cazzo. Ma proprio per niente.
E sì che mi sarebbe bastato leggere i nomi dell'attore principale e del regista per capire a cosa sarei andato incontro, invece l'ho dovuto intuire guardando la sequenza iniziale.
Paul Logan.
Cazzo, no, Paul Logan. Non lo youtuber sfigato - sarebbe stato anche peggio - ma l'attore di un film brutto brutto brutto di cui tuttora porto i segni e che ho recensito qui: The Terminators. Il regista? Jared Cohn, conosciuto più per Atlantic Rim che per altri suoi lavori (forse giusto un po') più meritevoli, titoli del calibro di: Halloween Pussy Trap Kill Kill (2017), Little Dead Rotting Hood (2016), Evil Nanny (2016), 12/12/12 (2012), Bikini Spring Break (2012) e King Arthur and the Knights of the Round Table (2017). Ok, molti di questi titoli puzzano di Asylum da tutti i pori e The Horde non fa eccezione, pur non essendo una sua produzione. Mi sarebbe semplicemente piaciuto saperlo a priori, così sarei partito con la consapevolezza di guardarmi una cacatona epocale ma con l'anima in pace. O forse sarei andato dritto su Little Dead Rotting Hood, altro titolo parcheggiato in attesa di essere visto... chissà.
Ma sapete qual è la cosa peggiore di tutte?
In The Horde Paul Logan ha pure scritto la sceneggiatura.
Orrore e raccapriccio.
Raccapriccio e orrore.
Qui sembra quasi convincente, a dire il vero... (Paul Logan)
Guardatelo in faccia, il nostro Logan. Grande e grosso, due spalle e due braccia così che ti fan pensare subito alla parola steroidi (lui nega, è tutto naturale, sicuramente sarà così), sguardo mica tanto brillante... ce lo vedete a scrivere una sceneggiatura con doppia libidine con i fiocchi? Non parlo a livello di trama ma proprio di scrittura. Ce lo vedete, dico, ce lo vedete? Non che io voglia fare lo spocchioso (perfino Ben Affleck ha vinto un Oscar come sceneggiatore. Ben Affleck, ripetetelo insieme a me, scandendo bene le lettere: B-e-n A-f-f-l-e-c-k) ma, ecco, ritengo poco probabile che da uno come il buon vecchio Paul possa uscire uno script dove la trama sia sorprendente, i dialoghi frizzanti, la caratterizzazione dei personaggi originale e funzionale. Come? In realtà si è laureato in biochimica? Ostrega, questa non la sapevo. Penso allora che Paul avrebbe ottenuto risultati migliori nel campo della ricerca medica piuttosto che cimentarsi in film infimi e angoscianti. Il bello è che nelle interviste sembra pure un tipo simpatico e alla mano.
Non dilunghiamoci troppo, volete qualche esempio? Ecco qui!
La propostona scatta nei boschi.
Selina (Tiffany Brouwer) è una professoressa che decide di portare alcuni suoi alunni sfigati in una gita escursionistica fotografica (!) nei boschi. La ragazza è fidanzata con John Crenshaw (Paul Logan), un ex Navy SEAL che ha la segreta intenzione di farle la proposta di matrimonio in un ristorante romantico proprio in quel week-end. Selina non lo sa e tutta micettina puccettosa gli chiede di accompagnarla nei boschetti. Il bestione acconsente a malincuore, piglia il megamacchinone Chevrolet Tahoe sette posti e carica su la solita combriccola di teenager da film horror americano: Riley, lo stronzetto ricco single forse gay dotato di lingua tagliente (ne ha per tutto e tutti), Hailey (Sydney Sweeney), la verginella innamorata di Derrick, il buffone della classe; e la coppietta di arrapati Sheila e Chris, i quali partecipano alla gita con un unico scopo, quello di trombare. Delineato il cast di personaggi, vorrei proporvi un giochino del tipo: indovinate cosa succederà ai ragazzi! Barrate la risposta che, secondo voi, risulta la più corretta.
  • [A] Il film diventa un fantastico thriller ricco di colpi di scena dove la suspense la fa da padrona, noi assistiamo trepidanti alle vicende dei protagonisti con il cuore in gola e compartecipiamo emotivamente alle vicende dei poveri ragazzi, ciascuno con un background solido che permette una profonda empatia. L'eroe, quando interviene, lo fa con senso, criterio e soprattutto credibilità. I cattivi hanno delle reali motivazioni, potreste addirittura pensare "Cavoli, avrebbero anche ragione, peccato siano passati dalla parte del torto con le loro azioni". Il finale, sconvolgente, farà smascellare tutti dalla sorpresa e niente sarà più come prima. Venti nomination all'Oscar, sette vinti nei premi chiave, fra cui miglior film, miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior regista, migliori effetti speciali.
  • [B] Nel bosco c'è una gang di cannibali mutanti capitanati dal condannato a morte ma evaso Cylus Atkinson (Costas Mandylor) che ha iniziato a produrre abusivamente metanfetamina da rivendere e diventare ricco sfondato. I ragazzi arrapati trombano, perciò muoiono subito. La verginella e la prof vengono rapite per essere violentate e con la prima ovviamente ci riescono pure. Lo stronzetto viene torturato a morte. Il clown è il secondo a morire, nessuno si ricorda come. Il protagonista si incazza come una bestia, fa un macello che la metà ne basta, salvando giusto le due ragazze, una illibata e senza graffi (la professoressa fidanzata, guarda caso), l'altra conciata male da buttare via (l'ex-verginella). La preda diventa predatore, uccide tutti inclusi quelli che si sospettava fossero buoni.
Uno dei macellai: Earl (Vernon Wells)
Se avete scelto [A] siete degli inguaribili ottimisti capitati sul blog sbagliato.
Se avete scelto [B] siete dei realisti disillusi che han capito benissimo come funziona la nicchia dei film horror a basso budget destinati al mercato dell'home video. I film di questa fetta di mercato si dividono in tre categorie:
  • Film con idee meritevoli, realizzati con onestà, magari pieni di difetti ma per i quali si è disposti a chiudere un occhio, a volte entrambi, perché c'è qualcosa dentro che li fa brillare di luce propria.
  • Film talmente brutti e fatti male da entrare nel Gotha delle Cagate Micidiali, quindi per questo motivo meritevoli di essere guardati e preservati nel tempo.
  • Film davvero brutti, pessimi nella realizzazione, disonesti, fatti però non così male da entrare nella storia, per i quali alla fine della visione l'unico pensiero rimasto è "Mamma mia, ho buttato via 90 minuti della mia vita."
The Horde, mi spiace ammetterlo, rientra nella terza categoria. Non c'è davvero un singolo aspetto per cui possa dire "Ok, è brutto ma almeno c'è...", semplicemente perché è pieno di "vorrei essere ma non posso."
Vorrei essere uno splatter / slasher / torture porn
Ci sono due sequenze dove i ragazzi vengono torturati dai cannibali, tra l'altro seguendo l'abusata regola del contrappasso che ci sfrangia i maroni dai tempi di Dante Alighieri. Il ragazzo antipatico parla troppo? Beh, gli strappiamo la lingua con le pinze. Poi gli seghiamo via una gamba, tanto per prolungare l'agonia. La ragazzina è verginella? La violentiamo con un mutante che sembra l'incrocio tra un Ent e un Teletubbies. Però, dai, le scene sono troppo ridicole e fatte in modo troppo pedestre per risultare credibili e strappare un gemito di orrore. Una nota di merito va nel non aver usato della inutile CGI, ma il risultato finale non è comunque sufficiente.
Vorrei sfruttare i cliché dei film horror per giocare con lo spettatore
Ma per favore. Non succede nulla di diverso da quello visto milioni di volte. Arrivati all'ennesima visione dei ragazzi stereotipati pronti per essere carne da macello, la voglia di vedere come va a finire ti passa via perché lo sai già dalla prima inquadratura. Nonostante i roboanti proclami di Paul stesso, che più volte ha dichiarato di aver voluto prendere questi stereotipi per apportare delle sorprendenti (!) variazioni. Se ci sono state, scusatemi, non me ne sono accorto, la colpa è sicuramente mia.
Vorrei avere un protagonista che spacchi i culi ai cattivi
No, non ci siamo. Paul Logan si impegna ma è pessimo in tutto. Non sa recitare. Non sa un cazzo di arti marziali, si vede da ogni movimento che è goffo: non basta qualche mossetta per risultare credibile, quando fai vedere che i tuoi passi sono incerti e non affondi il colpo sull'attore che hai di fronte. Intendiamoci, non dico che ci si debba fare male davvero come in The Raid o nelle produzioni  thailandesi con Tony Jaa, ma chiedo almeno il minimo sindacale in quanto a credibilità. All'inadeguatezza recitativa si aggiunge il piattume della caratterizzazione, perché John agisce senza pensare e senza chiedere. La mia ragazza è in pericolo? Ammazzo tutti, fanculo tutto il resto. Giusto un guizzo lo raggiunge nel finale dove risulta molto più bastardo di quello che dovrebbe essere l'eroe buono a cui siamo abituati. Oltre a questo, poco o nulla.
Vorrei avere un cattivo memorabile di cui tutti si ricorderanno
Quando in una storia c'è il solito eroe buono che risolve le situazioni, a salvare la baracca deve essere il personaggio antagonista, quello che muove tutte le ruote degli ingranaggi. Per quanto Costas Mandylor sia stato l'attore più bravo tra quelli del cast di questo film (noi lo ricordiamo per la saga di The Saw, mica pizza e fichi), è proprio il personaggio Cylus a risultare inutile e dannoso. Sei un criminale incallito, tieni a freno i mutanti dandogli in pasto i poveracci che capitano nel bosco, hai sogni di grandezza mettendo in piedi un laboratorio chimico abusivo nella giungla neanche fossi in Apocalypse Now e tutto quello che ti viene in mente è trombare la professorina? Dai, su, non c'è il minimo sforzo di costruire un personaggio decente e coerente.
Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci...
... ma è venuta fuori una merda incommensurabile.

Regista: "Fai trasparire tutta la tua rabbia e il tuo disprezzo,
sii convincente come Anna Magnani nelle risaie!".
Lei:
Scusate l'ultima frase, ma non trovavo un modo migliore per riassumervela. Quello che, fra l'altro, mi lascia perplesso, è che leggo in giro più di una recensione in cui il film non viene stroncato così duramente perché in fondo avrebbe quella patina da horror / action anni '80, fatto con mestiere e tanta ingenuità. Io mi limito a scuotere la testa mestamente: a mio avviso, The Horde è un fallimento totale e non merita assolutamente che sia visto facendovi perdere il vostro tempo, magari vinti dalla curiosità di vedere a che livelli raggiunge la sua bruttezza. È un film che irrita e non lascia nulla dopo la visione, nemmeno il retrogusto amaro di quando assaggi una barretta di cioccolato fondente scaduta da cinque anni.

E quando guardi la data di scadenza, fai questa faccia qui. (Costas Mandylor)
The Horde è migliore o peggiore di Robotropolis?

Dai, ammettetelo, questa rubrica vi mancava, vero?
La risposta è secca: lasciate perdere, Robotropolis è su un altro livello, qualche piano più sotto, ormai è diventato un mito difficile da abbattere anche se sono certo che da qualche parte nel mondo ci sia il film definitivo che mi sta aspettando e che mi faccia rispondere con un enorme sì! al mio tormentone preferito. Ma non è questo il caso, The Horde non riesce né a scalzare Robotropolis dal trono dei film più brutti che io abbia mai visto, né a salire sul podio: insufficiente perfino in questo aspetto. Passate oltre, datemi retta!

Non si va oltre questa inquadratura, mi spiace deludervi.

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 3
Non c'è nulla di originale, i dialoghi sono veramente imbarazzanti al punto da irritare profondamente.
Musiche: 4
Non ricordo nulla di memorabile nella musica o negli effetti sonori. Il vuoto a sette note.
Regia: 4
Fiacca, anonima, senza grossolani errori di montaggio, ma senza anima. René Ferretti è un'altra cosa.
Ritmo: 7
Il ritmo è l'unica cosa che si salva in The Horde... giusto quello.
Violenza: 6,5
C'è qualche scena che nelle intenzioni di Logan e Cohn avrebbe dovuto essere impressionante, purtroppo il bersaglio non viene pienamente centrato. 
Humour: 2
Non fa ridere né volontariamente né involontariamente.
XXX: 2
Non si vede nulla, qualcosa si lascia intuire.
Voto Globale: 3,5
Film troppo brutto per essere vero, ma non così brutto da poter salire sul mio podio personale. Il voto è la sintesi del mio giocare sporco: dandogli mezzo punto in più, gli ho impedito di ambire alla medaglia di bronzo, anche se in coabitazione con altri filmacci. Non merita nemmeno questo, fidatevi. Evitatelo e non cadete nel mio errore. Guardatevi piuttosto l'omonimo film francese, di ben altro livello.

giovedì 18 gennaio 2018

Sharknado 5: La Terra è sotto attacco (2017) | Recensione

Sharknado 5: La Terra è sotto attacco
Voto Imdb: 4,2
Titolo Originale:Sharknado 5: Global Swarming
Anno:2017
Genere:Fantascienza, Catastrofico, Azione
Nazione:Stati Uniti
Regista:Anthony C. Ferrante
Cast:Ian Ziering, Tara Reid, Cassie Scerbo, Olivia Newton-John, Masiela Lusha, Billy Barratt

Ecco gli amchetti squaletti
Immancabile come Una Poltrona per due alla vigilia di Natale su Italia 1, la serie di film sugli Sharknado infesta i palinsesti del canale americano SyFy nel periodo estivo di luglio/agosto. Anche il 2017 ha avuto nel suo carniere il nuovo episodio e, come promesso, stavolta il problema è diventato MONDIALE.

Doveroso recap che faccio ad ogni recensione della serie

Rinfrescatevi la memoria leggendo le recensioni dei film precedenti:
In giro per Buckingham Palace
Un po' di spirito british non guasta...
Il quinto della serie (sottotitolo: Global Swarming, gioco di parole tra global warming e swarming / sciame, reso nel titolo italiano con "La Terra è sotto attacco") ha già un inizio al fulmicotone: scritte in sovrimpressione con font e colori di Indiana Jones e Nova (Cassie Scerbo) subito in azione. La ragazza (che abbiamo visto nel finale del quarto episodio a "cavallo" della Torre Eiffel) ha scoperto una caverna misteriosa e quando vede che fra le incisioni rupestri ci sono degli squali, capisce di aver bisogno dell'unico esperto mondiale di squali, il nostro Fin (Ian Ziering), che si trova a Londra convocato dalla NATO perché c'è bisogno di una task force mondiale. Gli sharknado, che si pensava fossero stati debellati, potrebbero colpire il resto del mondo, pertanto è necessario che si uniscano le forze per poterli fronteggiare. La crisi è già dietro l'angolo, e sarà veramente devastante. Peccato che, questa volta, a provocarla... sono stati proprio Fin e Nova! Nella caverna situata sotto Stonehenge, infatti, i due recuperano un misterioso e antico artefatto plasticosissimo (rido) a forma di pinna di squalo. Le sue origini sono chiare: gli antichi erano riusciti in passato a sconfiggere gli sharknado grazie a quell'amuleto insieme ai portali che hanno costruito in giro per il mondo, di cui Stonehenge e le piramidi Egizie, tra gli altri, sono fulgidi esempi. Nel cercare di capirci qualcosa, Fin e Nova combinano il disastro dei disastri: provocano sul posto un enorme vortice-sharknado che distrugge i resti millenari di Stonehenge e devasta, già che c'è, anche Londra. Proprio in quell'occasione Gil, il figlio di Fin, viene risucchiato dal vortice sparendo nel nulla. Non è finita qui: nel cercare il figlio, il prode Fin, aiutato dalla cyber-moglie Amber (Tara Reid) e da Nova stessa che si sente in colpa per l'accaduto, scopre che i vari portali sono veramente funzionanti, e che se viene risucchiato da un vortice  (sempre brulicante di squali, sia ben chiaro) poi viene sparato da qualche altra parte nel mondo. In successione Fin & Co. si ritrovano in giro per: Sydney, Roma, Rio de Janeiro, Tokyo, Egitto. L'espediente narrativo appena esposto è un perfetto modo per:
  • evitare di scervellarsi a scrivere una sceneggiatura coerente. Succede qualcosa, non si sa come uscirne, TRACK!, il protagonista viene spedito da un'altra parte del mondo dove poter continuare a far danni;
  • buttare nel calderone tutte le idee folli che nel tempo erano sicuramente state tirate fuori e, molto probabilmente, anche scartate duranti i brainstorming ufficiali dei film precedenti. Di stronzate ce n'è uno sciame intero (facciamo pure nostro il gioco di parole del titolo originale), alcune delle quali, devo ammetterlo, sono state perfino geniali. Avevo scritto "genitali" e mi vien da ridere per il lapsus freudiano (sì, mi basta poco).
Fin & Amber
La folle sarabanda si conclude con uno strepitoso colpo di scena finale che racconterò più in dettaglio più avanti. Per ora soffermiamoci sul termine "strepitoso": va relativizzato, non mi stancherò mai di ripeterlo quando mi trovo davanti ad un qualunque film della serie... non sono impazzito del tutto, non ancora almeno.

Folli uccisioni, come sempre...
Alle poche anime candide che non vogliono rovinarsi la sorpresa, consiglio di fermarsi qui nella lettura e di andare dritti sparati a leggersi il pagellone, perché ora andrò ad analizzare nel dettaglio i due filoni di discussione che fanno da base portante di tutti i film della serie: 
  1. I momenti clou misti a cazzatone, quelli che mi piace ricordare, sezione per forza di cose ricca di spoiler;
  2. I tristi camei di ex-celebrità riesumate dalla Asylum giusto per farci vedere quanto sono invecchiate male (o, se ancora giovini-giovini, per darci una prova di essere ancora vivi). Il più presente si chiama Botox, comunque.
Quindi bando alle ciance e fiondiamoci sulle scene da inserire negli annali.
  • Nova. Occhi a forma di cuoricini. Cassie Scerbo si conferma cagna a recitare, ma non importa. Altri occhi a forma di cuoricini. In più verso la fine del film se ne esce con un bel costume alla Wonder Woman versione Gal Gadot #TeamNovaForevah
  • Come anticipato, la citazione madre dell'intero film (finale a parte) riguarda Indiana Jones, che viene citato a più riprese, soprattutto nella prima parte. Innanzitutto, quando Fin e Nova entrano nella grotta di Stonehenge (che ovviamente nella realtà non esiste, ma a noi non interessa), trovano i resti di antichi umani che veneravano gli squali come divinità. Il percorso è pieno di ostacoli e in molti ci hanno lasciato le penne... fra cui il povero Indiana Jones, che ha finito la sua avventurosa carriera di archeologo in una tristissima caverna inglese scavata male, arredata peggio, piena di plastica e cartapesta posticcia. Di lui sono rimasti solo il cappello e la frusta, che finiranno nelle mani di Fin, che fra l'altro non può fare a meno di esclamare "Squali. Proprio gli squali dovevo trovarci?" (Hint: Squali = Serpenti). Quando i nostri arrivano nella stanza del tesoro, viene replicata pari pari la prima scena de I predatori dell'Arca Perduta: l'artefatto plasticoso a forma di pinna si trova su una colonna di pietra e per prenderla bisogna sostituirla velocissimamente con un contrappeso. Esattamente come Indy, Fin ci prova ma fallisce: dal soffitto, invece di una enorme palla di pietra, sbuca... una palla di squali che travolge tutto. Ovviamente il sempiterno gioco delle citazioni ha ormai stancato e questa scena, che probabilmente avrà fatto sbellicare gli sceneggiatori dopo una lunga sessione alcoolica, ora appare bolsa e avvolta da mestizia, aggravata da una realizzazione meno che pedestre. Però, dai, in questa sequenza si apre il vortice dimensionale squalesco che dà il via alle follie assortite di questo quinto episodio.

  • La scena precedente ha inoltre dato il pretesto per costruire la miglior uccisione di squali del film da parte di Fin (fateci caso: in ogni Sharknado c'è sempre una scena madre spettacolare). Fin fronteggia l'ennesimo squalo volante e... LO DIVIDE IN DUE LONGITUDINALMENTE CON LA FRUSTA DI INDIANA JONES! Scusate lo stampatello ma ci voleva. La sequenza è tra l'altro un'auto-citazione perché nel primo film della serie l'arma era una motosega.
  • Sono indeciso se inserire questo punto nei camei, ma in realtà l'intera scena è un Ma Che Caz...? gigantesco. Vediamo Bret Michaels (il cantate dei Poison) travolto da un pullman londinese guidato da Nova. Il grande Bret non muore ma resta attaccato al paraurti anteriore del mezzo. Cosa si inventa? Imbraccia la sua chitarra elettrica e si mette a schitarrare come un pazzo mentre intorno piovono squali in una grottesca, povera ma riuscita citazione di Mad Max: Fury Road. Chiaramente, poco dopo Bret farà una fine ignobile (come tutti i protagonisti dei camei, probabilmente gli unici a divertirsi davvero).
  • Se il carrozzone di Sharknado arriva nel Regno Unito, cosa potrà mai succedere? Ovviamente incontrare la Regina e tirare fuori la banalissima battuta God Save The Queen. Forse anch'io nei miei fumetti in quarta elementare avevo disegnato una scena simile.
  • Sempre a Londra c'è una scena che devo ancora capire se è ignoranza crassa degli sceneggiatori o se è voluta. Io ho un velato sospetto ma preferisco tenerlo per me. Lo Sharknado travolge la capitale inglese e fa a pezzettini il ponte più famoso di Londra. Un personaggio inizia a canticchiare "London Bridge is falling down...". Scena molto carina, peccato che il ponte distrutto sia il Tower Bridge e non il London Bridge...
  • Sempre a Londra c'è un'altra auto-citazione, questa volta di Sharknado 2. Nel secondo capitolo c'era la testa della Statua della Libertà che rotolava per New York, facendo anche curve strette a novanta gradi, spiaccicando i poveri cittadini lungo il percorso. Nel 5 la scena è rubata dal London Eye, l'enorme ruota panoramica sul Tamigi, che si stacca ed inizia a girare per la città come una trebbiatrice. Tutto molto ridicolo, tutto molto in tema con lo spirito scanzonato della serie.
  • Una delle migliori sequenze in CGI riguarda Sydney e la sua famosa Opera House: la struttura è in realtà la sede della Sorellanza fondata da Nova, gruppo di procaci guerriere cacciatrici degli Sharknado, tra cui vediamo anche Gemini (Masiela Lusha), la cugignocca di Fin. Ad un comando il famoso teatro australiano si muove tipo Transformers e diventa una base con cannoni laser che sparacchiano sugli squaletti volanti. La cosa più bella viene detta da un personaggio australiano (credo): "Ed io che pensavo che l'Opera House fosse solo una sopravvalutata opera architettonica". Mi sono alzato in piedi ad applaudire, ma è durato tipo un microsecondo.
  • Non dimentichiamoci di April (Tara Reid): nel terzo film giustamente muore, nel quarto diventa un cyborg, nel quinto... si digi-evolve. Conciata come Jem & the Holograms.
  • C'è una scena inutile e tristissima a Roma, davanti alla Fontana di Trevi, in cui i protagonisti gettano una monetina per esprimere il desiderio tipico da turista americano. Sempre a Roma incontrano il Papa (vedi sezione camei) e Fin riceve l'arma definitiva: la MotoSegaPapale che distrugge gli squali a colpi di laser a forma di crocifisso...
  • Da Roma il vortice arriva a Pisa e... indovinate cosa succede? Non ci ha mai pensato nessuno prima, NESSUNO. Viene raddrizzata la Torre di Pisa. Sceneggiatori, vi stringo la mano per la vostra dimostrazione di originalità e la voglia di osare davvero. Superman 2 al confronto è scritto dai responsabili dell'oratorio per la recita di fine anno.
  • Chiaramente a Tokyo non poteva non arrivare uno Sharkzilla, originato da scorie nucleari vicino ad Okinawa. La Asylum che omaggia la Toho (casa di produzione storica giapponese che diede il via al filone dei Kaijū Eiga, film sui mostri giganti, di cui Godzilla fu il capostipite) è una piccola chicca, va detto.
  • Spostandoci in Africa, altrettanto chiaramente assisteremo ad un Safarinado... ovvio, no?
  • E adesso arriviamo alla scena finale, che da sola vale l'intero film. I vortici di Sharknado creati dall'artefatto hanno devastato il mondo. In successione assistiamo alla morte di Nova (in una scena che avrebbe voluto essere drammatica ma che, per l'inespressività della nostra beniamina, è stata di una tristezza infinita... oddio, l'obiettivo è stato comunque centrato), del figlio maggiore di Fin e di April, addirittura decapitata. Ecco qui il colpo di genio: nel giro di pochi anni il mondo è diventato come quello di Ken il Guerriero dopo l'olocausto nucleare. Fin gira conciato come un eremita incappucciato, portandosi in spalla la sacca che contiene la testa di April. Mentre girovaga tra le macerie di città abbandonate, arriva una macchina volante steampunk guidata da... Dolph Lundgren. E sapete cosa gli dice il grande Ivan Drago? "Ciao... papà! Sono Gil! Ho inventato la macchina del tempo e sono venuto a prenderti per sistemare tutto il casino creato da te." TA-DAAAA! La macchina si alza e schioda via come la DeLorean di Emmett Brown mentre in sovrimpressione compare la scritta "To Be Continued" con l'inconfondibile font di Ritorno al Futuro. Ve lo dico da sempre, io sono semplice e devo ammettere che questa scena mi è piaciuta parecchio. Molto più delle citazioni di Indiana Jones, tanto per dire. Ovvio e scontato, noi siamo pronti in attesa di Sharknado 6...
Ed eccoci con l'elenco dei camei, io qui metterò solo quelli che conosco perché, come spesso accade, si tratta di personalità legate al mondo televisivo americano. 
  • Bret Michaels (dei Poison) e Dolph Lundgren, già citati in precedenza.
  • Olivia Newton-John insieme a sua figlia Chloe Lattanzi. Qui sono le scienziate della Sorellanza che riportano in vita April.
  • Nichelle Nichols, l'indimenticata Uhura di Star Trek, è la segretaria generale delle Nazioni Unite.
  • La cantante spagnola Charo, che interpreta la Regina d'Inghilterra con canotti al posto delle labbra.
  • Il modello italo-americano Fabio (Fabio Lanzoni) interpreta... il Papa. Mi sono capottato.
  • Tony Hawk, leggendaria icona dello skateboard (noi gamer lo conosciamo bene), che compare due volte sui tetti della Sydney Opera House.
  • Tom Daley, tuffatore olimpionico inglese, e Sasha Cohen, pattinatrice olimpionica americana nel ruolo di se stessi.
  • Chris Kattan fa il primo ministro inglese in stile James Bond e mentre uno squalo gli mangia una gamba, bacia la sua assistente interpretata dalla modella, attrice e cantante Katie Price (che poi muore spiaccicata)
  • Samantha Fox, la Sabrina Salerno inglese (rido), che compare sempre nella scena con il Primo Ministro Inglese
  • Lucy Pinder, altra modellona inglese, nel ruolo dell'Ambasciatrice Svedese (!)
Dolph Lundgren

Papa-Fabio, impossibile non ridere
Samantha Fox
Masiela Lusha
In conclusione
C'è poco altro da aggiungere su Sharknado 5, perché anche per questo quinto capitolo vale quanto è già stato detto per i film precedenti: è realizzato male (veramente male) e si basa tutto sulle folli trovate che di volta in volta vengono spiattellate a video, alzando sempre più l'asticella delle assurdità. Al 99% delle persone questi film non potranno MAI piacere, e io nemmeno mi sogno di provare, anche solo per un istante, a convincerli del contrario... è un compito umanamente impossibile per il quale non mi sento pronto. Mi rivolgo quindi al restante 1% che già conosce di cosa sto parlando e che, per un motivo o l'altro, ancora non l'ha visto. Come si colloca il 5 rispetto agli altri? Vi dirò. Fermo restando che al momento il migliore resta il secondo (e per distacco), il 5 mi è piaciuto sicuramente più del quarto. Manca David Hasselhoff, mattatore del terzo, ma tutto sommato ha già detto tutto quello doveva dire e a me va bene così. Era già triste di suo e sarebbe stato controproducente aggiungere mestizia alla mestizia. Confermo quindi il 7 di voto finale, nonostante una stanchezza incipiente delle trovate (molte banali, tristi e telefonate) e dei camei: in fondo cambiano i volti, ma la sostanza resta sempre la stessa.

Manichini metropolitani un po' demodé...
(questa la coglierà l'1% dell'1%)
Edizione Italiana
Sharknado 5 è stato adattato e doppiato in italiano ed è stato presentato in pompa magna al Lucca Comics & Games edizione 2017. A Lucca c'ero ma non sono riuscito ad assistere alla proiezione; ho recuperato il film solo successivamente grazie a VVVVID, piattaforma streaming legale di proprietà Sky, che in questi giorni l'ha messo nel suo palinsesto. Doppiaggio italiano senza infamia e senza lode, purtroppo molte battute e riferimenti non sono stati resi in modo ottimale. Il mio consiglio resta quindi quello, se ne avete la possibilità, di guardare Sharkando 5 in lingua originale con i sottotitoli. (per esempio, Sharkzilla in italiano è stato reso, mi pare, con un osceno Godnado. Ma non ho voglia di ricontrollare se ho capito giusto, se qualcuno mi conferma o smentisce mi fa solo un favore!)



Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 5
Oddio, il voto reale sarebbe pericolosamente vicino al 3, ma premio il banale espediente narrativo dei vortici che ha regalato brio alla storia.
Musiche: 6,5
Gran parte del budget se n'è andato per acquisire i diritti della canzone The kids aren't alright degli Offspring. E comunque non mancano i Quint, i cantanti originali della Sharknado Ballad...
Regia: 5
Un passo indietro da parte del regista Anthony C. Ferrante. Montaggio pessimo, inquadrature amatoriali, capacità recitativa nulla (secondo me sono andati a colpi di "Buona la prima!"). L'impressione è che stavolta siano andati col pilota automatico, senza inventarsi nulla di nuovo o sorprendente.
Ritmo: 7
È quello che salva il film, diciamoci la verità. Il ritmo è indiavolato e il film è pieno di scene folli e trovate divertenti. Lo guardi solo per questo motivo (oltre che per un innato masochismo)
Violenza: 6
Il film è violento, ma nella misura in cui lo sono le gag splatter. Il tutto è ulteriormente edulcorato dalla pessima realizzazione visiva, che non rende credibile mezza scena.
Humour:
6
Non fa sbellicare dalle risate ma, come tutti gli altri film della serie, non si prende minimamente sul serio.
XXX: 1
Stesso discorso dei film precedenti: non posso dare 0 se c'è Nova.
Voto Globale: 7
Confermo il 7 dato al quarto film, di cui forse è superiore. Senza la scena finale, sono sincero, il film avrebbe preso mezzo voto in meno. Sharknado 5 mantiene quello che promette, ma ha dimostrato una stanchezza di fondo che è pure normale quando inizi a raschiare il fondo del barile delle idee. Cazzate ce ne sono, alcune perfino geniali, ma certe scene rasentano lo sconforto più totale. Ormai solo i fan irriducibili della serie continuano a guardarsi Sharknado, perché di nuovo non c'è più nulla. Gli altri si astengano fortemente ed evitino pure di dire che è una cagata pazzesca: grazie tanto, lo so già, non c'è bisogno del genio di turno che me lo venga a dire. Dunque, buon Sharknado a tutti e stringiamoci forte e vogliamoci bene con la promessa di ritrovarci qui per il sesto capitolo!
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