venerdì 20 settembre 2013

Pain & Gain - Muscoli e denaro (2013) | Recensione

Pain & Gain - Muscoli e denaro
Voto Imdb: 6,5
Titolo Originale:Pain & Gain
Anno:2013
Genere:Azione / Commedia / Drammatico
Nazione:Stati Uniti
Regista:Michael Bay
Cast:Mark Whalberg, Dwayne Johnson, Anthony Mackie, Ed Harris

L'essenza di Michael Bay in una sola inquadratura.

Scoprii di non essere tagliato per la palestra il giorno in cui alzai il manubrio magico al cielo e urlai: "UUSGRGRUUUUMMMPPPFFFFF!" Quando poi, stravolto e devastato da una sessione di cyclette, mi voltai e sentii un tamarro dire tutto soddisfatto: "E anche oggi ho fatto la Milano-Sanremo!" avvolto da una nube di borotalco, decisi che non ci avrei mai più messo piede. D'altronde passavo più il tempo a chiacchierare e a guardare i videoclip sugli schermi sintonizzati su MTV piuttosto che uccidermi di esercizi. Ma potevo forse farmi sfuggire Pain & Gain - Muscoli e denaro, dal momento che nella mia dichiarazione d'intenti mi sono auto-proclamato Profeta di Michael Bay? Direi proprio di no, cari miei. Pain & Gain è, innanzitutto, un film a basso budget. Prima di sgranare gli occhi, relativizzate la frase precedente. Anzi, ve la riscrivo in modo più completo: è un film a basso budget rispetto agli standard di Michael Bay. No, perché a casa mia, anzi a Hollywood, 26.000.000 $ equivalgono ad un budget medio, certamente non basso. Proviamo a metterla così: Pain & Gain è il film meno costoso del regista, perfino meno del suo film d'esordio Bad Boys (1995). Ma in fondo lo sappiamo, il nostro Michelino è anche modesto quando fa queste sparate nelle interviste. Dopo produzioni iper-milionarie come i film dei Transformers, Bay aveva bisogno di fare qualcosa di più... autoriale (passatemi il termine senza tirarmi pomodori in faccia, grazie), e da tempo aveva messo le mani sul progetto Pain & Gain. Lo spunto è arrivato da una serie di articoli di un giornalista di cronaca di Miami scritti nel 1999 sul Miami New Times (questo dice la pagina americana di Wikipedia, dato che il cartello iniziale del film riporta a lettere cubitali la semplice frase "E' TUTTO fottutamente VERO"). La storia parla di tre bodybuilder che, in nome del Sogno Americano, decidono di intraprendere la carriera di criminali. La mente è Daniel Lugo (Mark Whalberg), artefice del successo della palestra Sun Gym di Miami. Diventato responsabile nonché personal trainer di gente facoltosa, si convince che la sua vita è ad un binario morto. Per coronare il suo American Dream si rende conto che deve avere soldi. Tanti soldi. E il modo più veloce per averli è diventare un bastardo. Il suo piano è semplice:
  • Fase 1: Diventare amico di una persona ricca e conquistarne la fiducia;
  • Fase 2: Rapire il ricco e torturarlo per estorcergli tutti i suoi soldi;
  • Fase 3: Coronare il Sogno Americano diventando un vincente ("doer" in inglese, colui che fa, che agisce) e in questo modo, rendere l'America un posto migliore. In effetti, il ragionamento non fa una grinza...
Deficienza allo stato puro (1)
Lugo chiama in suo aiuto Paul Doyle (Dwayne Johnson) e Adrian Doorbal (Anthony Mackle). Doyle è un ex-bodybuilder ed ex-cocainomane uscito di recente dal carcere ed ora in piena crisi mistico-religiosa; un violento (e buffo) litigio col prete che lo ospitava lo fa uscire dalla retta via e lo spinge ad abbracciare il Sogno di Lugo. Doorbal è un altro bodybuilder che, a causa dell'eccesso di steroidi, è diventato impotente. Deve perciò pagarsi massicce spese mediche per risolvere il suo delicato problema: quale migliore soluzione del piano di Lugo? Quando la banda metterà in atto il suo piano criminale... i tre ne combineranno di tutti i colori, con disastri assortiti che accadranno uno dietro all'altro a causa di sfortuna e, soprattutto, del loro incredibile livello di coglionaggine che supera i limiti dell'umana comprensione.
Deficienza allo stato puro (2)
Pain & Gain è nonostante tutto un film di Michael Bay nel midollo. Partiamo dal primo particolare che emerge durante la visione: la fotografia e il generale livello cromatico del film più che saturo. Le immagini sono splendidamente patinate, i contrasti molto forti e il viraggio dei colori cambia man mano che la storia procede; si parte infatti con una pesante prevalenza dell'azzurro per finire con tinte più dark, segno evidente del cambio di registro che avviene durante la narrazione: commedia all'inizio, azione mista a black comedy nel mezzo, e il dramma / splatter nelle concitate fasi finali (splatter in senso relativo, non stiamo parlando di horror). A rendere leggero il tono cupo del film sono proprio i personaggi. Sono tanto stupidi e fanno cose talmente idiote e assurde che è impossibile intristirsi di fronte alle loro scelleratezze. Non a torto, questo film è stato accostato ad alcuni lavori dei Fratelli Coen proprio per via dello spirito di cui è intriso. In particolare, certi passaggi mi hanno ricordato Ladykillers (2004) con Tom Hanks. Chiaramente molti di voi urleranno alla bestemmia per il solo fatto di aver accostato Michael Bay ai Fratelli Coen, ma francamente me ne sbatto la ciolla. Il risultato, da questo punto di vista, è per me assolutissimamente pregevole. Un altro aspetto che ho apprezzato molto del film è stata la scelta del cast, per me parecchio indovinata. Primo su tutti, Dwayne "The Rock" Johnson. Il suo 2013 è stato un anno d'oro, dato che anche con Fast & Furious 6 è riuscito ad offrire un personaggio memorabile. Come prova di attore nel vero senso della parola, in Pain & Gain Johnson ci ha regalato un'interpretazione davvero convincente. Il suo Doyle è un contrasto vivente a causa del suo cervello piccolo così, incastrato in un corpo esageratamente gonfiato. Allo stesso modo, pur con il suo aspetto imponente e minaccioso, è una persona molto fragile e facilmente manipolabile che alterna momenti di vulnerabilità patetica ad altri di cattiveria incontrollabile. Meravigliosamente misurato e nella parte Ed Harris nei panni dell'investigatore privato Du Bois e memorabile Tony Shalhoub nella parte dello stronzissimo Viktor Kershaw, la vittima designata dei protagonisti. Grande rilievo ha infine Mark Whalberg, perfetto nell'offrire un ritratto spietato del suo Daniel Lugo. In particolare, molte battute messe in bocca a Lugo ci danno un'indicazione della sua personalità deviata e, incredibile, dell'aperta denuncia di Micheal Bay nei confronti del Sogno Americano. Tre suoi mini-monologhi, in particolare, mi hanno colpito (li riporto da Wikiquote, perché è per me impossibile citarli usando la mia pessima memoria):
  • Quasi tutti vorrebbero un aspetto migliore, ma non tutti sono disposti a fare il necessario per ottenerlo. I miei eroi sono gente che si è fatta da sé: Rocky, Scarface, tutti i ragazzi del Padrino sono partiti che non avevano niente e hanno raggiunto la perfezione.
  • Dimostri quanto vali se sai migliorare te stesso. Questo è il sogno americano. non ho nessuna stima per la gente che sperpera i propri doni, è disgustoso, è peggio che disgustoso, è antipatriottico.
  • Tutto quello che volevo dalla vita era quello che avevano tutti gli altri, non di più. Ma non di meno a cui ero abituato. Beh, ce l'ho messa tutta, mi spiego? E per un po' è stato come me lo ero immaginato: ero uno di voi, ed era bello. Finalmente la gente mi vedeva come mi vedevo io, e non puoi chiedere più di questo. Ma forse io l'ho fatto... Forse alla fine io non volevo più "essere uguale a...", volevo "essere meglio di...". E quella è una ricetta per il disastro. Questo però non significa che bisogna arrendersi. Ti riposi, ti riprendi, e torni sulla panca. La vita mi darà un'altra possibilità, e io spaccherò. Perché il mio nome è Daniel Lugo, e credo nel fitness.
Da queste parole è facile comprendere la lucida follia di Lugo. La chiave di lettura del semplice messaggio di Pain & Gain sta tutta nel contrasto tra il credo del pazzoide e l'inevitabile disastroso risultato finale delle sue imprese criminose. Non c'è niente di male nel credere in un posto migliore, ma c'è qualcosa di marcio nel convincersi che la sua realizzazione sia così facilmente attuabile. In modo molto didascalico, Michael Bay ci mette in guarda dagli eccessi che la società americana offre in nome del suo Sogno, che anzi in questo film viene dissacrato e sotterrato da un ammasso di steroidi e deficienza. La dissacrazione è quasi sorprendente: non posso fare a meno di ripensare ai discorsi patriottici e al Credo a Stelle e Strisce che il regista ha infilato in quasi tutti i suoi film e messo in bocca nel personaggio del Presidentissimo: The Rock, Armageddon e Pearl Harbor su tutti. La sorpresa sta proprio nel fatto che ci voleva un Pain & Gain per vedere il regista prendere in giro in modo palese le tematiche che così a lungo ha pompato nei suoi film precedenti.
Yo bro!
Detto fra noi, fottesega di questi messaggi e delle chiavi di lettura, pensiamo piuttosto a sollazzarci con la qualità della BORIA e delle esplosioni, marchio di fabbrica del regista. Della prima ce n'è a pacchi, e non potrebbe essere altrimenti. Delle seconde, purtroppo, ce n'è una sola, per quanto inserita in una delle scene madri del film nonché notevole punto di svolta della trama. Pain & Gain ha altro da offrire: parlo della deficienza dei culturisti protagonisti, delle scene al limite del comico misto a ridicolo con una forte dose di macabro e autoironia, e dei patetici tentativi di mettere una pezza al danno causandone un altro ancora più catastrofico. La farsa raggiunge punti esilaranti nella scena in cui il nerboruto trio si traveste da NINJA nel primo fallito tentativo di rapimento di Viktor. Dwayne conciato in quel modo vale da solo metà del prezzo del biglietto, garantito. Ma quando vedi lo stesso Doyle che per far sparire un cadavere cerca di grigliarlo sul barbecue e in sovrimpressione compare la scritta "E' SEMPRE TUTTO REALMENTE ACCADUTO", lì capisci veramente la strada imboccata dal film. Fra l'altro, la scena del barbecue è in realtà stata inventata di sana pianta dagli sceneggiatori; qui ci sarebbe da fare qualche considerazione su quanto il film sia realmente attinente con la realtà (poco), ma un blog di questo tipo non è la sede adatta. Vi rimando alla lettura di questo articolo: Pain & Gain: True story VS. Movie (in lingua inglese; viene svelato il finale del film, quindi occhio allo SPOILER!)
KA-BOOM! Eccola! *_*
Pain & Gain è un film molto furbo, su questo non ci piove. E' tecnicamente e formalmente fatto benissimo, strappa qualche risata cinica, ma gioca in modo molto pericoloso con "è reale / non è reale", e solo scavando a caccia di informazioni scopri come questo aspetto sia tutto un equivoco creato ad arte per far parlare di sé. C'è chi ha trovato moralmente discutibile che Hollywood abbia voluto monetizzare sulle disgrazie delle vittime della gang utilizzando un registro da black comedy. Io che sono cinico dico che il film ha funzionato anche per questo motivo. Pain & Gain è per me promosso, assolutamente. Un Michael Bay diverso dal solito, ma allo stesso tempo uguale a sé stesso nel regalare un film con la solita ineccepibile e fantastica cornice ma, per una volta, con un pizzico di contenuto in più offerto in pasto agli spettatori a discapito dell'action puro e delle tanto - da me - amate esplosioni.

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 6,5
La sceneggiatura presenta delle storture qua e là, si gioca tanto con l'attinenza (falsa) con la realtà, ma alla fine tutto funziona come dovrebbe senza grossi sussulti.
Musiche: 6,5
Le musiche affidate a Steve Jablonski (Transformers, The Island, Pearl Harbor) sono adatte allo scopo. Non una colonna sonora memorabile, ma certamente nemmeno da buttare via.
Regia: 8
Dite quello che volete. Michal Bay sa benissimo come si fa un film. E lui lo fa anche stra-bene. L'aspetto visivo è sempre magnifico grazie all'uso dei colori saturi, la qualità delle immagini è ottima e per una volta è tutto molto chiaro e limpido. Il suo stile non sempre rispetta il Manuale del Perfetto Regista, ma in fondo è il risultato quello che conta. Qui è eccellente, punto.
Ritmo: 8
Non frenetico, ma dal momento in cui la gang inizia i suoi colpi, il film non si ferma più e conclude la sua folle corsa solo ai titoli di coda.
Violenza: 7
Pain & Gain è molto più violento di quello che una black comedy lascia supporre. La qual cosa è sicuramente per me un aspetto da premiare. In ogni caso, i protagonisti si prodigano in torture volontarie e, soprattutto, involontarie: dita mozzate, laghi di sangue e cadaveri di cui sbarazzarsi: ce n'è per tutti i gusti.
Humour: 7
Intendiamoci, non è un film comico. Ma la deficienza della banda fa scattare più di una cinica risata.
XXX: 5
Se si fa un film patinato, anche l'occhio vuole la sua parte. Non c'è il vuoto assoluto, in più compare qualche scena ammiccante.
Voto Globale: 7,5
Pain & Gain è un film decisamente riuscito, ma lontano dal Credo di Michael Bay che, invece, si è divertito a sovvertire alcune delle sue regole con cui ha infarcito la stragrande maggioranza dei sui film. Atipico e allo stesso tempo promosso, assolutamente. Qualche esplosione in più e gli davo otto, sulla fiducia.

mercoledì 18 settembre 2013

Wrong Turn - Il bosco ha fame (2003) | Recensione

Wrong Turn - Il bosco ha fame
Voto Imdb: 6
Titolo Originale:Wrong Turn
Anno:2003
Genere:Horror
Nazione:Stati Uniti / Germania
Regista:Rob Schmidt
Cast:Eliza Dushku, Desmond Harrington, Emmanuelle Chriqui, Jeremy Sisto

Doverosa premessa: la frase "il bosco ha fame" è un'idea tutta italiana. Come purtroppo spesso accade, il titolo e/o il sottotitolo appiccicato dal distributore italiano è semplicemente osceno. Io questi titolisti improvvisati li picchierei a sangue con un'asse chiodata arrugginita portatrice di tetano [1]. Sarò malato io, ma l'espressione "il bosco ha fame" mi fa pensare ad una maledizione boschiva dove rami protervi si allungano minacciosamente come artigli, afferrando e prendendo a scudisciate gli sventurati che capitano nel bosco prima di mangiarseli con grande sollazzo per poi concludere il lauto pasto con gli omeri usati come stuzzicadenti da qualche Barbalbero ruttante e soddisfatto. Né più, né meno. Dato che gli autori del film sono più semplici e lineari, hanno solamente immaginato che una famiglia di cannibali mutanti si aggiri in suddetto bosco a caccia di vittime sacrificali. Scegliete voi qual è l'immagine migliore e passiamo a bomba a parlare di Wrong Turn, che in questo contesto potremmo tradurre come "Svolta sbagliata". La storia inizia con un ragazzotto che viaggia sparato su una Ford Mustang blu fiammante. Flynn studia medicina e, causa colloquio di lavoro fondamentale da sostenere, ha una fretta del diavolo e deve raggiungere un posto distante tipo tre o quattro fusi orari. Peccato che, ad un certo punto, un tir ribaltato blocchi la strada e il ragazzotto si veda costretto a prendere una deviazione in mezzo ad un bosco fitto e tenebroso della West Virginia. E ovviamente, prima di avventurarsi nella variante (i più svegli di voi avranno intuito a quale svolta alluda il titolo del film), Flynn incontra il classico benzinaio scalcinato da film horror dalla faccia orripilante e farfugliante le solite parole profetiche sul destino infausto che attende chi s'avventura in quella selva dimenticata da Dio. Da queste righe avrete già compreso l'accozzaglia di luoghi comuni di cui il film è infarcito. Attenzione, proseguite con la storia: per evitare di perdere ulteriore tempo, Flynn viaggia a velocità iper-super-sonica in mezzo a questa strada quasi sterrata. Poi gli viene in mente di cercare qualcosa in mezzo ai pedali o forse gli cade qualcosa di fondamentale tipo un CD, si distrae un attimo e... PATAPAMMMMMMM!!! Si schianta contro una Land Rover ferma in mezzo alla strada. Flynn scende dalla macchina (non si è fatto niente, e già questa è cosa incredibile), guarda la scena (entrambe le macchine da rottamare), vede che a bordo strada ci sono dei ragazzi con una faccia così: O_O (occhi spalancati e sguardo basito di chi non sa cosa sia piombato loro addosso) e dice loro: - Tranquilli, io al mattino cago soldi profumati, non preoccupatevi, pago tutto io! - E loro archiviano la Land Rover distrutta facendo spallucce e prendendo per buone le sue scuse. Tanto lui è ricco e paga tutto. Il che ci fa domandare perché cazzo avesse così fretta di andare ad un colloquio di lavoro in Culonia.
Ora. Non so voi. Sarà che sono italiano e quindi diffidente per natura se qualcuno mi sfonda un'auto. Ma se mai mi succedesse una cosa del genere, invece di accettare tale proposta, avrei massacrato di botte il tizio (tanto siamo in un mezzo ad un bosco sperduto, giusto?), poi FORSE gli avrei estorto qualche rassicurazione in più sul risarcimento dei danni. [2]
Indovinello: chi è la proprietaria dell'auto sfasciata?
Suggerimento: non è la tizia che si sta disperando.
Passiamo oltre, scusate la digressione. La scena è questa: due auto di valore distrutte, un fighetto sconvolto, una doppia coppia di ragazzi che potevano essere sull'incazzato andante ma che se ne stanno lì inebetiti e... da dietro la Land Rover una gnocca niente male che sbuca e si atteggia a capetta mentre declama: - Non è una foratura normale. Qui qualcuno ha intenzionalmente posizionato questa roba per bucarci le gomme" e getta per terra del filo-spinato-buca-gomme. Ora leggete bene cosa succede: convenevoli di un picosecondo e la gnocca (Jessie), Flynn e una delle due coppiette si staccano dal gruppo per tornare dal benzinaio scalcinato a cercare un telefono. Senza più pensare al pazzo squilibrato che ha gettato il filo spinato sulla strada. La coppietta proprietaria della macchinona invece resta a fare la guardia ai rottami. E i due cosa decidono di fare? Sì, bravi, avete indovinato. Trombano. E voi che conoscete a menadito il Manuale del Perfetto Film Horror, sapete cosa succederà nella scena successiva. Bravi: la coppietta mUore.
Pazzo squilibrato mutante cannibale scattante.
Evito di continuare il racconto del film: è evidente che nel bosco c'è qualche assassino efferato che in qualche modo attira la gente e la uccide per sfamarsi. Sì, si tratta dei cannibali citati nel paragrafo di apertura; per giunta costoro sono una allegra famigliola tipo quella del Mulino Bianco perché fra di loro si vogliono bene e mangiano una colazione sana e nutriente. I titoli di testa (e questa cosa mi sa che è sfuggita a molti) danno già un po' di indizi sul perché questo trio all'erta e pieno di brio è ridotto così male: vengono mostrati pezzi di filmati vintage e finti ritagli di giornale con cronaca locale che parlano di azzardati esperimenti genetici andati male. La storia quindi procederà su binari ben incanalati: una disperata lotta per la sopravvivenza da parte dei ragazzi contro questi umanoidi ributtanti ma agili al punto da usare arco e frecce, fucili e addirittura un carro attrezzi col quale trainare i rottami delle auto delle vittime.
Eliza Dushku. Non aggiungo altro.
Sempre parlando dei titoli di testa, tre nomi spiccano su tutti gli altri: il primo è quello del produttore, Stan Winston. Stiamo parlando di una delle più grandi personalità legate al mondo degli effetti speciali. Prima truccatore, poi artigiano ideatore di fantastici pupazzi animatronic, infine artefice degli effetti di filmoni come Aliens - Scontro finale, Terminator 1 e 2, Predator, Batman il ritorno, Jurassic Park, Titanic e molti altri. Insomma: un vero guru del settore, pace all'anima sua. La comparsa del suo nome nei titoli di testa di Wrong Turn mi aveva davvero fatto ben sperare. Il secondo nome è Eliza Dushku. Chi non segue Joss Whedon e i suoi telefilm probabilmente non l'avrà mai sentita nominare. A me il suo volto era familiare perché l'avevo seguita nell'interessante telefilm Dollhouse, chiuso prematuramente alla fine della seconda stagione per scarsi ascolti. Dollhouse ha in effetti fatto schifo a molti, mentre io l'avevo apprezzato per la sua originalità di fondo nonostante i suoi evidenti difetti di narrazione e di recitazione. Di Eliza ricordiamo anche la sua partecipazione a Buffy l'ammazzavampiri e Angel. Oh. Eppoi Eliza è gnocca. Peccato che la sua carriera non sia mai decollata veramente: altre piccole partecipazioni qua e là, un po' di filmacci horror recenti e poco altro, a parte qualche attestato nazionale in quanto rappresentante onoraria dell'Albania (terra d'origine della sua famiglia) nel mondo. Il terzo nome è quello di Desmond Harrington: non una stella di prima grandezza nel cinema, ma si è ritagliato nel tempo qualche ruolo di rilievo come quello del Sergente Quinn in Dexter e Jack Bass in Gossip Girl. Infine una nota a margine sul regista Rob Schmidt: costui aveva fatto vedere qualcosa di buono con il film Delitto + castigo a Suburbia, poi il nulla cosmico prima e dopo.
E' sicuramente successo qualcosa di aberrante. Ma i protagonisti sembrano
ben più interessati alle tette di Emmanuelle Chriqui. (click per ingrandire)
Tirando le somme: la storia è un frullato poco saporito di cliché triti e ritriti e presenta per di più delle scene un po' del cazzo; il cast, Eliza a parte, è infarcito di seconde linee prestate dai telefilm. Quali sono i suoi punti di forza, alla fine? Io ne ho visto uno solo: il make up dell'allegra famigliola e più in generale qualche effettaccio sparso qua e là. La mano di Stan Winston e della sua casa di produzione c'è e si vede. Alcune sequenze sono davvero ben costruite (per esempio, la scena in cui i ragazzi sono nascosti nel Mulino Bianco nella baracca dei pezzenti). La tensione funziona a sprazzi, ma non ho mai provato quella sensazione strisciante di terrore & raccapriccio che mi fa aggrappare ai braccioli del divano. Probabilmente la prova degli attori non ha aiutato, dato che il registro delle loro espressioni è più dalla parte del "Esticazzi?" che da quella della Convinzione Assoluta di quello che vedi. Al di là della storia banale, piatta e prevedibile (finale incluso), ci sono pure dei grossolani errori di sceneggiatura: primo su tutti, il carro attrezzi giallo, lasciato in un punto ben preciso del bosco, e magicamente ricomparso in un altro punto giusto perché lì serviva ai protagonisti e la sceneggiatura non prevedeva un piano B per cavarsi d'impiccio. Per non parlare di alcune scene concepite veramente male, tipo il salto che fanno da una capanna a millemila metri d'altezza per raggiungere un albero. Una roba che se l'avessi vista nel telefilm di Batman anni '60 avrei applaudito ben più convinto.
Wrong Turn ha però nel tempo conquistato una sua piccola nicchia tra i franchise horror: ne sono stati fatti ben quattro (4!) seguiti tutti usciti direttamente in home video senza passare dal cinema. L'allegra famigliola resta il tema centrale della serie, mentre l'elemento splatter / gore è stato progressivamente aumentato perché in fondo era l'unico vero aspetto positivo del capostipite; nel tentativo di cavare sangue dalle rape, i produttori hanno violentemente pigiato a tavoletta il pedale della truculenza macellaia a tutti i costi.
In definitiva: un film non eccezionale, canonico, senza guizzi ma neanche eccessivamente brutto: appena sufficiente. Non sempre seguire pedissequamente il Manuale del Perfetto Film Horror si rivela una scelta indovinata, soprattutto se nemmeno ti presti al gioco di sovvertire qualche regola data per assodata, in modo da sorprendere lo spettatore. Purtroppo in questo caso il regista ha scelto la strada più facile e sicura, che però ha indirizzato il film verso il viale del dimenticatoio: una vera e propria svolta sbagliata, se mi permettete l'ardito paragone col titolo.

[1] Per quest'affermazione, il rating della presente recensione è stato alzato a V.M. 14 (o R - Restricted se volete fare i fighi anglofoni).
[2] L'autore è in realtà un pavido pantofolaio e l'iperbole è una delle sue armi principali. Si è solo calato nell'atmosfera del film. Yo!

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 4
Banale, prevedibile, con grossolani errori di sceneggiatura. Il vero punto debole dell'intera produzione.
Musiche: 5
Quando non mi ricordo nulla delle musiche e non ho alcun commento in merito, significa che erano proprio anonime.
Regia: 6
Sufficiente. Riprese e qualità del montaggio sono giusti quanto basta. Ottimi gli effetti speciali, su questo non si discute.
Ritmo: 7
In effetti il film non ha punti morti. Ritmo sostenuto dall'inizio alla fine e momenti di tensione messi nei punti giusti: non male.
Violenza: 6,5
Devo dire che mi aspettavo qualcosa di più, ma le poche scene splatter non sono malaccio. Tranquilli, saranno dimenticate in fretta.
Humour: 3
Di umorismo c'è solo quello involontario.
XXX: 0
Niente da segnalare.
Voto Globale: 5,5
La buona qualità degli effetti speciali non basta a Wrong Turn per emergere dalla mediocrità generale in cui naviga. Peccato, per me doveva osare di più e cercare soluzioni meno banali per poter dire la sua.

venerdì 13 settembre 2013

Riddick (2013) | Recensione

Riddick
Voto Imdb: 7,1
Titolo Originale:Riddick
Anno:2013
Genere:Fantascienza / Azione
Nazione:Stati Uniti / Canada
Regista:David Twohy
Cast:Vin Diesel, Katee Sackhoff, Jordi Mollà, Matthew Nable, Dave Bautista

Il Trono di Riddick...

Impossibile iniziare questa recensione senza prima fare un cenno al film da cui tutto è partito: Pitch Black. Uscito nel 2000 (ben tredici anni fa! Mi sembra ieri, mamma mia come passa il tempo e bla bla bla e come sei cresciuto e bla bla bla e non ci sono più le mezze stagioni), dicevo, uscito quasi in sordina, era un film a basso budget (in senso relativo, dato che parliamo di un'opera sci-fi distribuita dalla Universal) che sorprese tutti gli appassionati grazie ad una memorabile ambientazione, ad una serie di situazioni al limite della claustrofobia nel buio di un pianeta colpito da una tripla eclissi perforante e, soprattutto, grazie alla presenza di un vero e proprio antieroe - Richard B. Riddick, che si presenta con la frase: "In fuga dal carcere. Assassino.". Riddick è un uomo di poche parole accompagnato da tanto carisma e da un potere speciale che gli permette di vedere nel buio. In Pitch Black lui e i membri dell'equipaggio della nave su cui erano imbarcati atterrano su un pianeta apparentemente carino e simpatico ma che, quando all'improvviso arriva il buio, si riempie di creature becere, sbavanti e incazzatissime. I poveracci hanno solo una possibilità di salvezza, e quella possibilità si chiama Riddick.
Dal momento che Pitch Black è diventato in pochissimo tempo un cult di fantascienza, girare e distribuirne un seguito è stato un passo naturale e quasi scontato. D'altronde, Vin Diesel ha più volte affermato di essersi affezionato a Riddick: come potrebbe rifiutarsi di interpretare il personaggio che l'ha reso famoso in tutto il mondo? Il risultato del seguito, Chronicles of Riddick (2004) non è stato dei più esaltanti; o meglio, una parte di affezionati al primo film gli hanno rimproverato di averne snaturato lo spirito di fondo per inseguire un rating che lo rendesse usufruibile dalle famiglie (ottenne un PG-13, non adatto per bimbi con meno di 13 anni). Per quanto non disprezzabile come risultato finale, Chronicles non mi colpì poi così tanto, forse perché non l'ho mai guardato con la dovuta attenzione, o forse perché mi aveva dato l'impressione che ci avessero infilato fin troppe cose al punto da renderlo eccessivamente tronfio e dispersivo. Con un budget di 100.000.000 di dollari, incassò giusto giusto lo stretto necessario per non rivelarsi un flop.
E finalmente arriviamo ai giorni nostri: Vin Diesel, anche grazie agli iper-successi planetari degli ultimi Fast and Furious (parlo del 5° e del ), è diventato una star di prima grandezza e gode di un credito grazie al quale può dedicarsi ai suoi personaggi preferiti. In parole povere, ora può permettersi di fare quel cacchio che vuole. Questa volta è il turno di Riddick; Vin chiama nuovamente David Twohy, il regista delle altre due operazioni, caccia i soldi quando necessario (è fra i produttori esecutivi) e fa sì che la Universal lo distribuisca in tutto l'universo. Una cosa, Diesel e Twohi, l'hanno capita: non ha senso inseguire rating accettabili dalle famiglie se poi il risultato è un po' una merdina e non ha portato nemmeno quei profitti che sognavano. Ecco quindi un deciso ritorno alle cupe atmosfere di Pitch Black e all'iper stronzaggine del protagonista, pronto a calpestare chiunque pur di portare a casa la pellaccia, prima a parole, poi con i fatti. Il film inizia qualche anno dopo la fine di Chronicles: Riddick si è un po' rotto le palle di fare il capo della flotta dei Necromonger, e decide di allontanarsi per cercare il suo pianeta natale. Peccato che i suoi (ex) compagni di merende lo tradiscono e lo scaraventano su un pianeta dall'aspetto ostile e desertico. Riddick dovrà arrangiarsi come può, imparando a sopravvivere e a superare le avversità causate da un ambiente per nulla accomodante e da bestiacce fameliche, ributtanti e pronte a cibarsi di esseri umani finiti lì per caso. L'ancora di salvezza del poveraccio è una stazione dotata di ricetrasmittente. Riddick ha il colpo di genio di annunciarsi a tutta la galassia: sapendo di essere ricercato dall'astro-interpol-di-sta-minchia, attira sul pianeta due gruppi di mercenari che vogliono fargli lo scalpo per portarsi a casa una cospicua taglia ("Se ce lo portate morto, il premio raddoppia."). Riddick da preda si trasforma in cacciatore; e come un predone fa sparire le sue tracce per incutere terrore nelle vittime grazie alla sua assente presenza. Ovviamente, come da tradizione della serie, a peggiorare le cose si aggiunge un temporale di proporzioni mastodontiche in arrivo con tutto il suo carico di pioggia e guai. Riuscirà il nostro antieroe a sfuggire da questo pianetaccio? Lo scoprirete guardandovi il film, io evito di aggiungere altri spoiler.
Riddick e Fuffi, il suo fedele amico a quattro zampe.
Riddick è, secondo me, un film un po' strano. Da sempre il carisma del suo personaggio si manifesta, fra i vari modi, con la sua voce cupa e profonda fuori campo che dispensa perle di saggezza, frasi spicce ma d'effetto, e racconta i fatti salienti in modo da collegare i vari eventi della trama. La prima mezz'ora di film  è in realtà senza uno straccio di dialogo di parola: solo intorno al settimo minuto parte un primo breve monologo. Riddick si trasforma in un Cast Away dove il personaggio di Tom Hanks non è un poveraccio qualunque ma un Rambo del futuro. Questa mezz'ora ci serve per inquadrare l'ostilità dell'ambiente, riprendere familiarità con il personaggio di Pitch Black e, anche, per allungare la brodaglia. Poi arrivano i mercenari e... Riddick sparisce per delle lunghissime sequenze, come a sottolineare un fatto: il protagonista sono IO, vi siete sparati una mezzora di one man show, mi prendo un po' di respiro, ma sappiate che spaccherò i culi ogni volta che comparirò. A salire in cattedra quindi ci sono le due squadre di mercenari: i buzzurri di Santana & Co. e i perfettini del comandante Johns, accompagnato da STARBUCKS KARA THRACE ehm scusate da Dahl, ovvero Katee Sackhoff. Dimenticatevi pure gli altri membri. Il problema di questa fase centrale è purtroppo proprio questo: sparisce di scena il personaggio più carismatico, ma fra i sostituti non ce n'è uno che ne possa prendere il posto per rendere il film altrettanto avvincente. Santana è un povero coglione che parla a sproposito ma in fondo è solo un inetto; Johns è il solito psicotico forse buono forse cattivo con un segreto da svelare; la gnocca Dahl è solo lì per disseminare feromoni ostentando lesbismo (in fondo, lei non va con gli uomini "solo perché finora non ne ha trovato uno all'altezza") mentre tutti gli altri sono carne da macello o personaggi presi solo per fare numero. Chiaramente gli eventi precipitano causa tempesta, Riddick rientra in scena in modo permanente e il cerchio in un modo o nell'altro si chiude. Con un finale, invero, in po' indegno dal punto di vista dei dialoghi e della risoluzione finale.
Dahl è un nome, non un consiglio. (quasi-cit.)
Già, i dialoghi. Io a dire il vero adoro i dialoghi di Riddick. Perché sono brevi. Concisi. Speso tronfi e colmi di frasi fatte. Ma piazzati in punti azzeccati e perfetti per aumentare il carisma del personaggio. Possiamo dire che il personaggio Riddick sia uno degli one-liner più interessanti di questo filone: molte sue battute, segnatevi questa profezia, saranno tramandate ai posteri. Come posso non sghignazzare quando sento frasi di questo calibro? [SPOILER! Se non volete rovinarvi la visione del film, saltate questo paragrafo]
  • [Riddick] Ci sono i giorni no... e poi ci sono i giorni no che rimangono nella storia... oggi è uno di questi.
  • [Riddick] E' sempre il pugno che non vedi, quello che ti manda K.O.
  • [Riddick] La domanda non è: "Cos'è successo?" La domanda è: "Cos'è successo A ME?"
  • [Riddick] Se mi togliete le catene, sarai morto entro cinque secondi. (ehi, chi ha detto Kenshiro?)
  • [Riddick] Quando tutto sarà finito, e voi sarete soltanto delle misere carcasse, io mi farò una lunga cavalcata con Dahl. Ma soltanto perché me lo chiederà lei. Con dolcezza.
  • [Riddick] [i mercenari discutono, Riddick è ancora legato, inizia a piovere.] Tempo scaduto.
  • [Santana] Troppo Tardi. Ecco come ti chiami: Troppo Tardi.
  • [Dahl] Ti voglio chiedere una cosa. Con dolcezza...
Messe così sembrano scritte da un bambino di cinque anni. Sentite al cinema, sembreranno sempre scritte da un bambino di cinque anni. Ma in accompagnamento alle immagini e alle situazioni in cui vengono pronunciate, queste frasi assumono un effetto diverso, quasi dirompente. Pollice su!

Gran parte del cast in una sola inquadratura: fra gli altri,
vediamo l'ex-wrestler Bautista (sulla sinistra)
In definitiva, esattamente come il mondo che rappresenta, Riddick ha sia luci che ombre. La stessa computer graphic è a mio avviso altalenante. Ci sono sequenze fantastiche e sequenze che sfiorano il ridicolo. Molti mostri, ad esempio, sono stati fatti con dei pupazzi o animatronic; quando però, per necessità di copione o scelta registica, si passa agli stessi animali in CG, in alcune scene lo stacco è troppo evidente (mentre in altre non si nota nemmeno la differenza da tanto sono fatte bene). Lo stesso montaggio presenta dei tagli abominevoli alternati a passaggi di sequenze stupefacenti. Questa mancanza di coerenza visiva è purtroppo uno dei punti deboli del film. Non lo è, a mio avviso, l'inesistente (o quasi) trama. Si può parlare di parte iniziale troppo lunga e noiosa, si può parlare del fatto che il film narra di eventi accaduti in uno spazio troppo circoscritto dove dei cretini armati fino ai denti vengono uccellati da un uomo solo, dove l'incombente minaccia del super-temporale si risolve in modo poco esaltante, ma alla fine Riddick è proprio questo. E' la sublimazione di un antieroe, di quel personaggio un po' stronzo che però al momento giusto fa la cosa giusta, prima per sé, poi se avanza qualcosa, anche per gli altri. E' un po' quell'amico che al locale ti ciula la tipa che lumavi da mesi, ma che a fine serata ti riaccompagna a casa perché sei troppo sfatto. Lasciandoti con il dubbio se te l'ha messo in quel posto o se in fondo ti ha fatto un favore. O magari tutte e due le cose insieme. 
E con queste perle di filosofia spicciola, chiudo con il solito commento finale: a me Riddick è piaciuto, ma per molti è stata una grossa delusione. Probabilmente il ritorno alle atmosfere di Pitch Black ha funzionato solo a metà; d'altronde, se fosse venuta fuori una copia pedissequa del primo, non avrebbe nemmeno avuto senso farlo. 

P.S. Concludo con una pesantissima nota di demerito nei confronti del Cinema The Space presso cui ho visto il film. Di solito qualunque film viene troncato esattamente a metà (anche durante un dialogo!) quando scatta l'intervallo. Già questa cosa non è che mi faccia fare salti di gioia, anzi, mi indispone proprio. Questa volta il taglio infame è avvenuto NELLA SCENA DELLA DOCCIA DI KARA THRACE STARBUCKS DAHL! Onta e disonore per il proiezionista che mi ha distrutto uno dei momenti di maggior pathos, lirismo e tensione spirituale del film. Fanculo.

Non aggiungo altro.

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama:
5
Beh, diciamocelo: la trama non è il punto di forza di Riddick.
Musiche:
6
Non mi hanno colpito particolarmente. Svolgono il loro dovere. Nota di merito, l'aver ripreso il tema di Pitch Black.
Regia:
6,5
David Twohy come regista è alla fine un onesto mestierante; le riprese non sono male, per quanto ci siano imperfezioni nel montaggio e in certi punti la CG non faccia gridare al miracolo.
Ritmo:
6
Contrariamente a quello che il trailer e l'hype lasciavano presupporre, Riddick non ha un ritmo forsennato, tutt'altro. Ci sono accelerazioni brutali, ma sono costellate da momenti di stanca o addirittura inutili.
Violenza:
7,5
Riddick è un bastardo, misogino e anche un po' figlio di puttana. Se promette a qualcuno di ucciderlo in cinque secondi, meglio non sottovalutarlo... un paio di scene splatterose, e un paio di altre in cui Vin Diesel spiega a Stallone come sarà il Rambo del futuro. Nel mezzo, scene con disgustosi animali alieni.
Humour:
7
A molti questo aspetto ha dato fastidio. A me no, per niente. Riddick è un film cazzone che strappa più di una risata in mezzo a tante ghignate a denti stretti. Questo grazie a Santana e ai suoi degni compari di deficienza che, con la loro ottusità, si scontrano con un vero macho man che invece non scherza mai.
XXX:
6
Sei, sissignori. In realtà non c'è niente di così scabroso, ma il film si autocompiace di aver ottenuto un rating-R (restricted, genitori necessari per gli under 17) grazie alla violenza, ad un nudo femminile frontale e alla tetta sinistra di Katee Sackhoff... in quanti aspettavano questo momento dai tempi di Battlestar Galactica? Eh? Eh? Eh?
Voto Globale:
7
Riddick è un mezzo ritorno alle origini di Pitch Black, tanto che ne riprende alcuni spunti che ai tempi avevano fatto gridare al miracolo. 13 anni dopo l'effetto novità va a farsi benedire, ma il risultato finale non è per nulla da disprezzare. Superiore, secondo me, a Chronicles.

martedì 10 settembre 2013

Fast & Furious 6 (2013) | Recensione

Fast & Furious 6
Voto Imdb: 7,3
Titolo Originale:Fast & Furious 6
Anno:2013
Genere:Azione
Nazione:Stati Uniti
Regista:Justin Lin
Cast:Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson, Michelle Rodriguez, Gina Carano, Luke Evans, Elsa Pataky, Gal Gadot, Joe Taslim

Il cast dei buoni quasi al completo.
Fioretto del giorno numero 1: Mai recensire un film così adrenalinico subito dopo, rischi di scrivere cose da esaltati e da malati di mente.
Fioretto del giorno numero 2: Fanculo il Fioretto numero 1! Bremmm breeeeeeeeeeeemmmmmm!!!

Se avete visto il trailer, sapete cosa aspettarvi da questo film: tamarri in canotta, palestrati contenuti a stento dai vestiti, mostri su quattro ruote che vomitano gas e nitro a profusione, e soprattutto sboronaggine senza confine dove le regole della fisica e del buon senso sono state sotterrate da quintali di N.O.S. ed esplosioni pirotecniche altamente spettacolari. In quattro concise parole: la mia ricetta preferita. Fuck yeah!

Piccolo assaggio di quello che ci aspetta...
Se avete visto, che so, solo il capostipite della serie e avete pensato che non valesse la pena continuare a seguire questa tamarrata elevata ad arte, probabilmente avete sbagliato valutazione. Certo, il franchise di Fast and Furious ha offerto nel tempo un primo film degno della sua fama, un seguito davvero imbarazzante ed un terzo film penosissimo che avrebbe potuto affossare definitivamente la serie. Poi per fortuna i produttori, Vin Diesel per primo, hanno capito come raddrizzare il trend e, con qualche assestamento già a partire dal quarto film della serie (Fast & Furious - Solo parti originali) hanno fatto capire di che pasta sono fatti. Diamo una rinfrescata alla storia di fondo, giusto per fare un po' di nozionismo spiccio.
una Dea con la D maiuscola.
Nel primo film Vin Diesel fa il tamarro Dom Toretto e allo stesso tempo un presunto rapinatore a capo di una gang di piloti di truzzissime Honda Civic nere Stra-Turbo, tutti amanti di corse clandestine su auto modificate. Erano i primi anni 2000 e la parola tuning era all'ordine del giorno. Anche i non appassionati del settore si riempivano la bocca di concetti come molle da assetto, sospensioni a taratura regolabile, minigonne (non pensate male, porcellini miei!), distanziali e neon a tutto spiano, roba da far apparire l'auto modificata come l'astronave aliena di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. Paul Walker invece è Brian, un poliziotto di Los Angels che si infiltra nella banda di Toretto con l'intento di smascherare i rapinatori. Beh, evito di raccontare e spoilerare per filo e per segno il film, per quanto sia impossibile parlare del 4°, del 5° e del 6° della serie senza dire che [SPOILER - selezionare col mouse per leggere] Brian abbandona la polizia perché si bomba la sorella di Toretto e ne diventa amico nonché membro della gang [FINE SPOILER]. Insomma, i classici personaggi per i quali il confine fra legale ed illegale è labile e sottile come un'ostia mentre per noi comuni mortali lo stesso confine è largo quanto un transatlantico. Bando alle ciance: Fast and Furious prosegue con il seguito diretto, dove c'è solo il biondo Brian, del quale non ce ne frega un cazzo; per non parlare del terzo film (Fast & Furious - Tokyo Drift), ambientato a Tokyo qualche anno dopo in cui Vin Diesel fa giusto un cameo e bon, finita lì. Temi portanti della serie sono il binomio auto dal 100.000 € cadauna e gnocche dimenanti prima di ogni gara (rigorosamente clandestina).
The Rock e Gina Carrano. Che duo!
Passiamo a bomba al quarto, più interessante, film della serie: F&F - Solo parti originali. Qui vediamo il ritorno di Vin Diesel in pompa magna ed un primo timido allontanamento dal mondo delle corse clandestine - ormai abusate e sempre meno interessanti per il pubblico - per sposare il concetto di film action a più ampio respiro. Come anticipato in apertura di recensione, questa sterzata è stata a mio avviso una boccata d'ossigeno per la serie, per giunta fondamentale per arrivare agli splendidi 5° e 6° film della serie. Innanzitutto il 4° è un prequel del 3°. Il 5° e il 6° sono invece seguiti diretti del 4°, in modo che questi film possono essere considerati una trilogia la cui conclusione è il 3°, e dal quale si riparte per l'annunciato 7°, in arrivo nel 2014. Insomma, un bel casino (ma vah, basta leggere con attenzione questi numeri snocciolati solo apparentemente a caso), ma niente di così drammatico. Il 4° parla di Toretto e Brian che vogliono scoprire chi ha ucciso un membro FONDAMENTALE della banda (non dico chi, per non aggiungere ulteriori spoiler), e si infiltrano in una pericolosa banda di narcotrafficanti, i sospettati numero uno. Fanno macello. Grosso. Il 5° inizia esattamente dove finisce il 4°. E presenta un personaggio assolutissamente fantastico come il poliziotto Capitano Luke Hobbs, interpretato da un iper-proteinico Dwayne "The Rock" Johnson. Beh, Hobbs è un mastino nel vero senso della parola e se fiuta la preda, non la molla nemmeno per un attimo. Hobbs e la gang dovranno però scendere a patti per poter sgominare un potentissimo boss di Rio de Janeiro, artefice di tanti crimini nella città. In mezzo a tutto questo, i Nostri organizzano anche una super-rapina da 100 milioni di dollari e per lo scopo Toretto chiama i migliori sulla piazza: i componenti di quella che lui chiama FAMIGLIA. Vedremo personaggi nuovi ed altri comparsi nei film precedenti della serie, giusto per dare un senso alla continuity. E' nel quinto F&F che vediamo come la serie accantona il tema delle corse clandestine come pilastro portante (ovviamente il tema delle auto massicce non si discute!) e si trasforma in un gradevolissimo caper / heist movie (a dirla in modo grezzo: film che parla dell'organizzazione di una rapina perfetta da parte di una banda). Il tutto con l'iniezione di dosi massicce di sequenze mozzafiato, inverosimili e terribilmente adrenaliniche dove a fare la voce grossa sono i bolidi usati e sfasciati a più riprese da tutti i personaggi. Dopo questo lungo preambolo, arriviamo finalmente al sesto film della serie. A mio avviso, assolutissimamente il migliore finora (e il 7° non lo supererà, purtroppo. Vi spiegherò poi il perché.)
Il pazzo guida codesto gingillo.
C'è in giro per il mondo un (pazzo) criminale che ruba degli artefatti tecnologici che, combinati insieme, saranno in grado di spegnere (!) una città intera. Sulle sue tracce troviamo il grandissimo Luke "The Rock" Hobbs. Il quale si rende conto che da solo non potrà mai farcela. Per azzannare un lupo, gli serve un altro lupo. Per questo motivo, chiederà l'aiuto di Toretto e della sua FAMIGLIA in cambio dell'amnistia e del perdono di tutti i loro crimini. In fondo vivere in paesi senza estradizione non li fa sentire davvero a casa propria e a posto con la loro coscienza. Eppoi perché nella banda del cattivo c'è quello-stesso-personaggio-che-i-nostri-credevano-morto-nel-quarto-film-della-serie. E dato che quel personaggio fa parte della FAMIGLIA, è imperativo categorico kantiano di Toretto andare a riprenderselo. Vedremo quindi tutto il gruppo partire alla volta di Londra dove, con inseguimenti catastrofici sui loro bolidi, mettono a soqquadro la City, seguono un percorso che non esiste nella realtà ma chissenefrega, demoliscono diversi palazzi, devastano le vie nella Piazza del Parlamento (!) partecipando ad una gara clandestina (fatta così, tanto per, giusto per ricollegarsi un po' ai temi della serie), per poi trasferirsi in Spagna dove fra carroarmati che viaggiano a 200 km/h e che spiattellano macchine come se fossero lattine e piloni e guardrail autostradali divelti da autovetture scaraventate a velocità folli, approdano in un aeroporto per la resa dei conti finale: bolidi VS. aereo fottutamente gigantesco in procinto di decollare da una pista più lunga del campo da calcio di Holly e Benji (il sito Empire ha calcolato, in base alla durata della sequenza, la lunghezza della pista: 44 km!).
Parlo di questa scena.
Da queste righe avrete capito una cosa fondamentale: a pigiare a tavoletta non sono solo i protagonisti sui loro bolidi, ma anche regista e squadra di effetti speciali. Tutto quello che gli veniva in mente di più malato veniva realizzato con sommo gaudio da parte del sottoscritto. Le sequenze sono davvero ai limiti dell'assurdo (in fondo, un marchio di fabbrica della serie), e il tutto è volto alla spettacolarizzazione estrema della sospensione dell'incredulità. Per questo aspetto, F&F6 vince su tutti i fronti. Raramente mi sono esaltato al punto da trasfigurarmi in un pazzo con la bava alla bocca di fronte a sequenze così assurde ed adrenaliniche. E la cosa più bella di tutte è che il regista Justin Lin (che ha preso in mano la serie fin dal terzo episodio) ha preteso di ridurre al minimo l'utilizzo di computer graphic: fin dove è stato possibile, l'effetto speciale è stato ricreato dal vivo, usando macchine vere destinate ad essere sfasciate in tutti i modi ed in tutte le salse.

No, dico, non mi credete?
Anche gli stunt sono assolutamente pregevoli. Perché, signori, qui non vediamo solo auto cazzute che spaccano quartieri di città. Vediamo anche a più riprese dei fighissimi scontri di arti marziali grazie all'ingresso nel cast di attori perfetti per lo scopo: prima di tutti Gina Carano (dalla quale mi farei menare MOLTO volentieri in tandem con Michelle Rodriguez. No, non è feticismo.), che dopo una carriera nella MMA (Mixed Martial Arts, Arti Marziali Miste dove ci si saccagna di botte) ha intrapreso quella di attrice ottenendo il ruolo di protagonista in Knock Out - Resa dei conti (Steven Soderbergh, 2012); in secondo luogo grazie all'attore-atleta Joe Taslim che noi malati di action movies abbiamo già visto nello splendido The Raid: Redemption (qui recensito!) insieme alla star Iko Kuwais. Joe qui fa il cattivo, ed è protagonista di una forsennata scena di botte nella metropolitana londinese, con una sequenza in montaggio parallelo in cui Gina Carano e Michelle Rodriguez si dilettano in un terrificante *_* catfight. Infine, per concludere le scene di risse, non possiamo non citare quella in cui The Rock e Vin Diesel citano i grandi Legion of Doom con una clothesline volante. Vedere gif animata, che spiega tutto meglio di mille parole.

Flying clothesline! SPACCAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
Insomma, l'abbiamo capito: il film è una GIGANTESCA TAMARRATA. Ma scene action a parte, cosa c'è?
Innanzitutto un gran bel cast, per me decisamente valido, salvo qualche eccezione. Commenti qui di seguito:
  • Vin Diesel -> Dominic Toretto. Il suo ruolo è quello di grugnire, recitare frasi di una riga al massimo, girare con la canotta bianca in qualunque altitudine e latitudine, fare lo sbruffone e usare il cambio rigorosamente manuale. In una scena il buon vecchio Vin cerca addirittura di prodigarsi in un intenso primo piano. Il risultato è un'espressione a metà strada fra un sorriso sghembo e una smorfia da sforzo massimo mentre si medita al cesso. Noi gli vogliamo bene lo stesso.
  • Paul Walker -> Brian O'Conner. Sbeffeggiato e dileggiato dai fan della serie, in effetto il povero Walker è un po' l'oggetto misterioso di tutti i F&F. Nessuno si spiega il perché della sua prolungata e inutile presenza nella serie. A parte sgranare gli occhi azzurri, pare non essere in grado di fare altro. Sergio Leone disse di Clint Eastwood: "Clint a quei tempi aveva solo due espressioni: una con il cappello ed una senza cappello". Ecco. Walker manco a quello, ci arriva. Eppoi Clint Eastwood è un mostro sacro, guaio a chi lo tocca!
  • Dwayne Johnson -> Luke Hobbs. Lasciatemelo dire. Per me The Rock è il valore aggiunto di questa serie. Al di là del fatto che è azzeccatissimo come personaggio, è davvero grande nel rendere la sua possanza, la sua ignoranza (nel senso buono del termine), la sua ottusa protervia. Ed è grosso in modo davvero inquietante, mi sembra quasi il doppio rispetto a quando faceva il wrestler di professione.
  • Michelle Rodriguez -> Letty. Patata suprema, incredibilmente perfetta nel fare la donna tutta d'un pezzo, arrogante, cazzuta e pure gnocca. Fascino latino alla Turbo-Potenza. Qualunque altro commento la sminuisce, ergo non mi prodigo oltre. Poi non stiamo a sottilizzare sul fatto che da sempre lei interpreta sempre e solo questo ruolo: a me sta bene così.
  • Tyrese Gibson -> Roman Pearce. Beh, la macchietta che si produce in battute e dialoghi divertenti e sbruffoni non può mai mancare. Tyrese ci sta bene. Ripescato dal secondo della serie (2 Fast 2 Furious), l'attore è in realtà cantante da disco di platino ed ex-modello. Sticazzi.
  • Jordana Brewster -> Mia Toretto. A me Jordana non è mai piaciuta. L'avevo apprezzata giusto come scream queen in "Non aprite quella porta - L'inizio", il prequel del reboot anni 2000 dello storico quasi omonimo horror. Ha un visino irritante e per di più si mette con quell'ameba di Brian. Insomma, un personaggio che non ha senso d'esistere.
  • Ludacris -> Tej Parker. Spalla della macchietta comica Tyrese Gibson, poco altro da aggiungere se non che la sua presenza serve più a spingere la colonna sonora, dato che anche lui è un rapper multimilionario in patria.
  • Luke Evans -> Owen Shaw. Il supercattivo! E lo fa bene. Risulta credibile (in senso relativo, calato in un contesto così irrealistico), ti fa venire voglia di spaccargli la faccia con un frontale usando una delle flip car da lui utilizzate nella sequenza di Londra. 
  • Sung Kang -> Han. Come da copione multietnico, un asiatico - coreano, in questo caso - non può certo mancare. Simpatico, timido, abbastanza inutile ma allo stesso tempo personaggio importante come collegamento fra la trilogia 4-5-6 e il terzo film della serie.
  • Gal Gadot -> Gisele Harabo. Utile per aumentare il tasso di patata nel film.
  • Elsa Pataky -> Elena Neves. Altra patata. Scelta non certo per l'assonanza col cognome. Ma perché lo è. E poi mancava una bionda.
  • Gina Carano -> Riley. No, dico, c'è da aggiungere altro? Seconda solo a Michelle Rodriguez, ha un suo (gran) bel perché. Patata e viulenza condensate in un solo personaggio. (lacrime, prego).
C'è materiale per il Neurone Numero 4, siete avvisati...

Tipo questo catfight... *_*

Super action!
Dunque: il film offre un lato action davvero di categoria superiore; il cast è indovinatissimo; il regista è uno dei migliori di questo genere - Justin Lin si è fatto le ossa con F&F - Tokyo Drift ma di film in film ha migliorato esponenzialmente la resa visiva dei suoi film. Le inquadrature sono pulite e cinetiche allo stesso tempo, aiutate da una fotografia davvero perfetta e, in certi punti, patinata sullo stile di Michael Bay. Solo nella scena finale in aeroporto si è esagerato con il buio, forse per mascherare piccoli difetti di montaggio ed effetti speciali, rendendo le fasi concitate un po' più difficili da seguire. Ma, cazzo, la telecamera si muove dove deve muoversi, il ritmo è GRANDIOSO, e il risultato è così roboante che tutti i suoi difetti scompaiono, spazzati via da una sgommata di pneumatici e protossido d'azoto.

Daytona Charger '69
Altri aspetti? Per gli appassionati, sicuramente c'è il gioco di riconoscere i modelli di auto usate nel film. Al di là del fatto che il 5° mi aveva dato più soddisfazioni solo perché lì ne avevo riconosciute di più, non posso non storcere il naso nel vedere un'Alfa Giulietta (nuovo modello) sfrecciare in una delle scene clou di fianco a mostri sacri come Dodge Charter Daytona, Ford Mustang, Aston Martin DB9 e BMW M5. Gran colpo commerciale per la Fiat, questo non si nega, ma... ma per favore!

Insomma! Questo film è davvero così perfetto?
Certo che no! Il punto debole, come è facile intuire, è dato dalla trama. Certo, è a modo suo solida, quasi coerente, ma presenta molti buchi di sceneggiatura grandi come una casa, e lo spessore dei personaggi, tutto sommato, non è che faccia gridare al miracolo. Ci troviamo di fronte ad una sequenza infinita di cliché e frasi fatte, ma nel contesto in cui sono calati, fanno sì che l'effetto finale non stoni più di tanto, anche se i più esigenti storceranno il naso. Gli amanti del cinema d'essai, va detto, è meglio che ignorino del tutto film come questi. Resta solo l'aspetto dell'appassionato di auto e di tuning estremo. Come si pone di fronte a questo film? In molti si sentiranno orfani dello spirito tradito del primo film, dove l'accento era sul fenomeno del tuning, come già detto. Io, che appassionato non sono a questi livelli pur lavorando nel settore automotive, devo ammettere di non sentire molto questa mancanza; preferisco di gran lunga la sterzata decisa in direzione dell'action puro.

Action puro (si vede nel trailer)
In definitiva, F&F6 è un perfetto esempio di film ignorante, sborone, tamarro, grezzo, ma con una sua identità ed una sua anima grazie alle quali si farà adorare dall'appassionato che non chiede molto: soltanto due ore e 9 minuti di divertimento in cui poter staccare il cervello, sgranare gli occhi e farsi cascare la mascella di fronte alle amene assurdità proposte dagli stunt. Promosso su tutta la linea, comparto musicale a parte (vedere commento). Ahug.

Nota finale: è stato annunciato Fast & Furious 7. Gaudio e tripuidio! E, udite udite, nel cast al momento sono stati annunciati JASON STATHAM, TONY JAA e KURT RUSSELL! Solo questi tre nomi insieme in fanno urlare: CAZZOOOOOO F&F7 SARA' L'EXPENDABLES DELLE AUTO!
C'è solo un grosso interrogativo che pende come una spada di Damocle sull'intera produzione: la Universal ha annunciato e preteso che il film uscirà nel 2014. Justin Lin non se l'è sentita di iniziare la produzione del 7° perché questo avrebbe comportato una riduzione del tempo a disposizione per la post produzione di F&F6, facendolo invariabilmente calare di qualità. Purtroppo temo che il poco tempo a disposizione non permetterà al subentrante regista James Wan (una gallina dalle uova d'oro nel campo dell'horror grazie alla sua saga Saw l'enigmista e film del calibro di Insidious e L'evocazione - The Conjuring) di sfornare un prodotto altrettanto curato e roboante. Spero vivamente di essere smentito.

(auto)ironia. Bwah bwah bwah! [esilarante meme su internet]

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 5,5
Sono in realtà indeciso se assegnare una (stiracchiata) sufficienza o restare nel limbo del "si poteva fare meglio". Ok, voto quest'ultima! Purtroppo il film soffre di buchi di sceneggiatura evidenti e di salti spazio-temporali non sempre ben giustificati. Ma detto fra noi: chi se ne frega?
Musiche: 3
L'hip pop mi fa cagare, insieme al rap è una roba immonda che non riesco a considerare nemmeno lontanamente come musica per le mie orecchie. Purtroppo l'intera serie è funestata da questa orrida cacofonia di rumori e pezzi parlati. Ma posso dire che per chi apprezza questa roba, la colonna sonora fa il suo degnissimo lavoro (dategli anche 8, per quel che vale). Dato che decido io, dico che è tre (3). Gne gne gne. Eppoi il rombo dei motori copre tutto.
Regia: 8
Justin Lin è proprio bravo. Qui si è prodotto in un film davvero corposo e massiccio dove camera, fotografia e montaggio si combinano in un gran lavoro di pregevole fattura. In sede di recensione ho aggiunto il perché.
Ritmo: 9,5
Se non ci fosse stato quel fottutissimo quarto d'ora alla Prison Break dei poveri con Paul Walker, il film avrebbe preso un 10 sparato. E sarebbe stato il primo a raggiungere tali vette in questo blog. Peccato. Per il resto, è inutile commentare oltre, qui si parla di un TGV a cui sono stati tolti i freni, scagliato a folle velocità contro lo schermo.
Violenza: 7
Niente splatter, per carità. E nemmeno tanto sangue. Ma quando vedi il carro armato che passa sopra le auto in movimento e le schiaccia come se fossero formiche, beh capisci che il film non è adatto al convento delle Suore Marcelline.
Humour: 6,5
Niente che faccia sganasciare dalle risate, ma F&F6 è un film che si prende in giro da solo. Autoironia a manetta, citazioni a go go sul resto della saga, scene quasi divertenti qua e là. Insomma, niente palla al piede!
XXX: 1
Non do zero solo perché non posso dare zero ad un film con Michelle Rodriguez e Gina Carano, per quanto vestitissime e castissime.
Voto Globale: 9
Toglietemi pure il saluto, voi che l'avete schifato! F&F 6 è l'action che aspettavo dai tempi di Die Hard 3 - Duri a morire e Arma Letale 4.

Ed ecco qui l'intervento del Neurone Numero 4! Di patata carne al fuoco ce n'è tanta, mi sono dovuto limitare a quattro immagini per donzella in modo da non fare torto a nessuna. In ordine alfabetico: Elsa Pataky, Gal Gadot, Gina Carano, Jordana Brewster e Michelle Rodriguez. Yo!


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