lunedì 4 febbraio 2013

Drunken Master 2 (1994) | Recensione

Drunken Master 2
Voto Imdb: 7,6
Titolo Originale:Jui Kuen II / The Legend of Drunken Master
Anno:1994
Genere:Arti Marziali
Nazione:Hong Kong
Regista:Chia-Liang Liu, Jackie Chan
Cast:Jackie Chan, Ti Lung, Anita Mui, Ken Lo

Jackie incazzato come una biscia.
A discapito dell'anno e del titolo, questo è il primo film di Jackie Chan che vi presento in Quello che gli altri non vedono. C'è un criterio? Assolutamente no! Qui si fanno solo cose randomiche, cari miei. In realtà una spiegazione ci sarebbe, ma coinvolge la mia memoria troppo breve, il fatto che Drunken Master II è l'ultimo film di Jackie Chan che ho visto in ordine cronologico, che... ci siamo capiti, vero?
Come raccontavo nella monografia di Jackie Chan, mentre stavo scrivendo questa recensione mi sono accorto che la stessa stava venendo lunga, troppo lunga. Così ho deciso di scindere i due argomenti. Quella di Drunken Master II (da ora: DM-II) sarà solo la prima recensione della lunga lista di film di Jackie Chan che ho in serbo per voi!

Come argutamente suggerisce il titolo, DM-II è il seguito del 1994 del film che nel 1978 aprì definitivamente la via del successo al nostro eroe. Diciamolo subito: DM-II è un seguito un po' strano. Il personaggio interpretato da Jackie è Wong Fei Hung, quindi lo stesso per entrambi i film, ma le due storie non hanno praticamente punti in comune a livello di trama e continuità. Detto fra noi: ci importa qualcosa? No, quindi torniamo a bomba su DM-II. Wong Fei Hung è un personaggio popolare per non dire leggendario in Cina, tanto che quasi un centinaio di film ne narrano le sue gesta: medico e massimo esperto di arti marziali al servizio dei più deboli, visse a cavallo fra il 1800 e il 1900. Jackie Chan (DM-I e DM-II) e Jet Li (nella serie di film Once Upon a Time in China) sono senz'altro gli attori più famosi che lo hanno interpretato sul grande schermo.

In questo punto della recensione avrebbe dovuto comparire la biografia di Jackie Chan: ora è rimasto solo il link alla Monografia, che se non l'avete letta, vi invito caldamente a farlo. Non perché sono figo, ma perché sono discretamente soddisfatto di quello che è uscito fuori. E poi un ripasso sul perché Jackie è un grande non fa mai male.

Posa stilosa. Un esempio fra mille.
Avete letto? Bravi.
DM-II è un film action Hong Kong anni '90 nel midollo, ma proprio tanto. A dirla tutta, è leggermente atipico rispetto alla produzione di Jackie Chan di quel decennio: è un film che sposta tantissimo l'ago della bilancia sulle arti marziali in senso stretto piuttosto che su scene acrobatiche e stunts pericolosi, qui sì presenti, ma con un grado di spettacolarizzazione minore. Con questo non voglio dire che non sia un film spettacolare, anzi. Ma manca di quelle scene a cui siamo abituati, tipo un volo di Jackie attaccato alla corda di un elicottero che svolazza per la città (SuperCop); o il salto da un ponte su una nave che passa sul fiume di sotto (Terremoto nel Bronx); o il salto da una scala mobile all'altra di un centro commerciale con tanto di atterraggio in piedi sul gradino semovente (Police Story); per non parlare della sega circolare troppo vicina ai gioielli di famiglia (Mr. Nice Guy). Di questo tipo di sequenze DM-II ne contiene solo una, fra l'altro fottutamente inutile ma che fa capire il livello (elevato!) del nostro mito. Si tratta di una delle tante sequenze del lungo combattimento finale (20 minuti circa), in particolare quella in cui Jackie cade all'indietro, rotolandoci sopra, in una pozza di carboni ardenti reali. Ovviamente Jackie lo fa davvero. Mentre simula di essere sbronzo.

Ecco il concetto di 'mbriacatura (1)
Parlare di un film di arti marziali, alla fine, non è mai semplice senza correre il rischio di essere banali o ripetitivi: in questi film ci sono un fracco di botte da orbi, la gente si fa male in modi assurdi, il ritmo è forsennato e, nel caso di Jackie Chan, c'è pure una forte componente di commedia. DM-II non si discosta certamente da questi cliché, pur se inseriti in un contesto coerente con una trama simpatica (certo non sorprendente) che scorre liscia e lineare in tutta tranquillità. La storia parla, come detto, di Wong Fei Hung, in viaggio in treno col babbo, sommo maestro di arti marziali, uomo autoritario, onesto, incorruttibile. Inevitabile lo scontro di caratteri fra padre e figlio, che è l'esatto opposto: pasticcione, fannullone, insofferente alle regole. E maestro nello "Stile dell'Ubriaco". Qui non si tratta di assumere pose stilose da ubriaco. Qui si tratta di sbronzarsi come se non ci fosse un domani per poter sfoderare il meglio dello stile. Il succo di tutto il film è questo, ovviamente. Dicevo. Durante il viaggio del treno iniziano le disavventure di Jackie e babbo... disavventure tipiche della commedia degli equivoci con scambi di oggetti e scambi di persone con tanto di coinvolgimento in un caso di contrabbando di reperti antichi trafugati dal console inglese. Queste situazioni sono utili a mettere in imbarazzo la seriosità del babbo e a presentarci alcuni personaggi che, da comprimari, quasi rubano la scena al protagonista. Il primo è Fu Wen-Chi, una specie di agente governativo incaricato di fermare il contrabbando. Il secondo strepitoso personaggio è la signora Wong, madre adottiva di Wong Fei Hung, interpretato dalla bravissima e sfortunatissima Anita Mui, prematuramente scomparsa nel 2003. La signora Wong, se possibile, è anche peggio del figliastro: dedita al gioco d'azzardo, astuta ed ingannatrice, è la figura che maggiormente sprona Wong a 'mbriacarsi per sfoderare la sua super-abilità e risolvere le situazioni spinose. Facile intuire come il film si poggi su due elementi: la figura comica di Anita Mui e gli scontri di Jackie Chan. Il resto è solo contorno.

Ecco il concetto di 'mbriacatura (2)
Arti marziali? Ebbene sì, qui ce n'è in abbondanza fino ad arrivare al clou dell'intera produzione: un lunghissimo scontro fra Jackie e lo sgherro del console interpretato da Ken Lo. Lo scontro è davvero memorabile, al punto che è ritenuto uno dei più lunghi, maestosi, intensi della storia del cinema di arti marziali. Affermazione forse un po' esagerata e pretenziosa, di sicuro lo scontro è al livello di quello de "Il mistero del Conte Lobos". 

DM-II è un film che merita la visione, questo è innegabile. Dal mio punto di vista di persona poco esperta di arti marziali, forse è inferiore ad altri film contemporanei di Jackie (Terremoto nel Bronx o Senza nome e senza regole, per citarne un paio), ma non faccio fatica a riconoscere che sia senz'altro uno dei meglio riusciti se guardiamo solo l'aspetto "arti marziali". Fino a poco fa in Italia potevamo solo guardare il primo film; la mancanza è stata risolta con edizione e doppiaggio nostrano, tutto sommato accettabili e nella media. Per chi è incuriosito e vuole dargli un occhio, il film è presente nel catalogo di Sky on Demand.

Anita Mui nel ruolo della matrigna. Da vedere!
Orsù, guardatelo e divertitevi! 

Il Pagellone!
Così è deciso!
Trama: 5
Se guardate un film di Jackie principalmente per la trama, non avete capito una cippa.
Musiche: 6
Onestamente non mi hanno detto nulla, ma non mi hanno nemmeno fatto schifo.
Regia: 6,5
Si narra ci fossero stati dissidi fra la star e il regista, al punto che il secondo forse lasciò le riprese tanto che fu Jackie stesso a prendere le redini: sua è la firma di tutto il lunghissimo scontro finale. E sticazzi, si vede.
Ritmo: 6,5
C'è una strana alternanza di scene fottutissimanente veloci ed esaltanti e di scene ridicolmente idiote e comiche, nello stile farsesco per le quali solo gli orientali ridono e chi, boh, tipo il sottoscritto perché c'ha il cervello bacato.
Violenza: 7
Voto strano: di violenza pura nei film di Jackie non ce n'è mai. Ma di legnate, quelle tante. Legnate di qualità, va detto.
Humour: 6
Vedi sopra.
XXX: 0
Sarei sorpreso del contrario...
Voto Globale: 7
Assolutamente godibile e meritevole. Vai così, una (ri)scoperta per noi italiani, che abbiamo aspettato troppo tempo prima di poterlo vedere.
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